Avellino – “Un nuovo ottuso colpo di mano dei franceschiniani”. Così Lucio Fierro definisce la conferma alla guida dell’Asa di Angelo Romano, una “occupazione manu militari” le parole esatte di Fierro.
“L’intelligenza avrebbe consigliato di sospendere ogni decisione dal momento che nessuno sa se l’Asa avrà ruolo o funzione da assolvere, dopo la scelta della Provincia di dare vita ad una nuova azienda interamente pubblica che pare non andrebbe ad incorporare le due aziende irpine preesistenti”. L’esponente della mozione Bersani continua palesando le proposte fatte e tutte respinte: “Nell’unico luogo dove abbiamo potuto discutere della vicenda, la riunione del gruppo consiliare abbiamo avanzato, in successione, tre proposte, tutte respinte: la prima, congelare tutto in attesa di un chiarimento vero sul destino della società. Ci è stato risposto che il decreto Ronchi e le norme attuative in corso di emanazione consentiranno un ruolo ed una funzione ed alla azienda. Se così è – abbiamo argomentato – saranno richieste decisioni rapide e capacità manegeriali che rendano opportuna la scelta di un amministratore unico e di provata capacità. Ci hanno risposto che lo statuto non lo consentiva ed, alla obiezione che lo si poteva cambiare in qualche ora, che era impossibile, perché “se non confermiamo Romano, chi glielo va a dire a …”. Ridottasi la querelle alla sola indicazione del terzo nome e non potendosi trovare una condivisione, si è proposta una figura di garanzia. Noi abbiamo convenuto che potesse essere Stefano La Verde, capogruppo consiliare, stimato da tutti come persona seria, disinteressata e politicamente esperta. Il Sindaco, ancora lui, ha avocato a sé la nomina. Ho cercato per l’intera giornata di capire le competenze particolari di questo giovane avvocato che ha scelto. Né domande in giro, né ricerche su internet hanno potuto illuminarmi. Sicuramente ha una competenza specifica in materia di aziende pubbliche, esperienze in pubblici servizi, competenze professionali in diritto societario: purtroppo non ve ne è traccia. Sicuramente – ironizza Fierro – si tratta di un personaggio ritroso che si è dato come regola di vita l’essere e non l’apparire. L’unica cosa certa è che origina da quel di Montefalcione. Ma anche questo indizio, che per il passato sarebbe stato di grande significanza oggi purtroppo non ci porta molto lontano. Il tutto lascia solo il senso di un prossappochismo stupido. Ma, poiché in politica anche la stupidità va spiegata, occorre capire cosa abbia spinto chi dirige il PD ed il Sindaco di città a forzare la mano. L’operazione ha solo due chiavi di lettura: riaffermare che a comandare sono “loro” e che i bersaniani si possono mettere all’angolo, anzi alla porta. Probabilmente la spiegazione vera riguarda una urgenza, il dover fare cose per le quali la presenza di Boccella in Cd’A era di impedimento. Noi non abbiamo capito perché acquistare oggi le quote del socio privato in una società probabilmente destinata a sciogliersi. A chi ci obietta che la somma che ci si è impegnati a pagare è ben al di sotto del valore reale della parte di società che si acquista obiettiamo che non siamo così sciocchi dal non averlo compreso; che sappiamo bene che in discussione c’è un vero e proprio “lodo” per consentire la fuoriuscita dall’Asa dei privati e che la partita è ben più complesso e vale qualche milione di euro perché riguarda anche l’impegno all’acquisto dell’ex IRM e la regolamentazione di tutti i passati rapporti commerciali con il socio privato. Le nostre perplessità – precisa l’esponente Pd – sono note e conosciute: riguardano le procedure e la sostanza. E la sostanza è che l’Asa prima di impegnarsi su contratti fortemente onerosi per il futuro deve conoscere quale è il suo destino. Siamo malpensanti. Ma basta poco per rasserenarci: si blocchi tutto, ovvero si inserisca una clausola di dissoluzione automatica in tutti i contratti, e senza risarcimenti, per il caso nel quale l’Asa non sarà più nel futuro un soggetto gestore del servizio di raccolta rifiuti”.
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