Avellino – A trentadue anni dai tragici eventi che portarono all’assassinio di Aldo Moro e Peppino Impastato, i Giovani Democratici portano vivo il ricordo di quelli che sono stati i loro insegnamenti nella pratica quotidiana.
“Dopo l’assassinio da parte delle Brigate Rosse della sua scorta a via Gradoli ed una prigionia di 55 giorni nel covo di via Montalcini che tenne tutta la nazione col fiato sospeso, il cadavere del Presidente Moro fu ritrovato il 9 maggio nel baule posteriore di una Renault 4 rossa a Roma, in via Caetani, emblematicamente vicina sia alle sedi della Democrazia Cristiana che del Partito Comunista. Questo capitolo degli Anni di Piombo rappresenta una delle pagine più tristi e a tratti ancora irrisolte della storia Repubblicana della nostra nazione. Aldo Moro ha pagato con la vita lo sforzo di unificare il paese con le forze sane e rappresentative del panorama politico di quegli anni.
Mentre tutta l’Italia era in stato di shock per quanto accaduto a Roma nei confronti del presidente della DC Moro, a Cinisi (Pa), piccolo paesino dell’entroterra siciliano, veniva assassinato in maniera brutale Peppino Impastato. La sua unica “colpa” da giovane militante comunista fu quella di sfidare a viso aperto e non accettare il potere incontrastato e l’arroganza della mafia, rappresentata dal capoclan Badalamenti e dai suoi scagnozzi.
Quello che accomuna Moro e Impastato è il coraggio delle loro idee, dimostrato nel resistere e affrontare senza remora alcuna quelle che sono le ingiustizie e i soprusi che ancora oggi, seppur in maniera differente, continuano ad annidarsi silenziosamente nella società.
Il loro esempio vive nella nostra azione quotidiana”.
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