Avellino nella baraonda. Mentre sale l’allarme criminalità e le emergenze sono diventate ‘pietanze’ all’ordine del giorno, si è perso il senso di unità necessario per contrastare tutti quei fenomeni ancora in parte estranei alla realtà irpina ma che giorno dopo giorno fanno acquistare alla società un volto finora sconosciuto. “In un momento del genere – ha spiegato Antonio Gengaro – non possiamo permetterci una digressione”. Aprire un dialogo, mostrare una maggiore apertura, operare nella massima trasparenza, riequilibrare i rapporti all’interno del Consiglio: sarebbero queste le formule del capogruppo di Libera Città per provare a contrastare il periodo di globale defaillance che la città sta vivendo e in cui annaspa senza mostrar reazione alcuna. E mentre il sindaco Galasso mostra pugno di ferro e stabilisce che la Giunta resterà invariata, si solleva un polverone di polemiche. Al centro della diatriba non propriamente l’esecutivo quanto soprattutto l’organizzazione della macchina burocratica “che avrebbe bisogno di un cambiamento radicale”. Un esempio come tanti, i lavori pubblici: “Come è possibile che gli uffici che progettano un intervento possano anche appaltare l’opera?”. Ad oliare il motore, in un quadro dinamico e pronto al cambiamento, dovrebbe essere “una classe dirigente che sappia agire nel rispetto delle regole mostrando una seria credibilità”. “Se il sindaco – ha continuato Gengaro – ritiene che le cose procedano in maniera positiva vuol dire che ha un punto di vista completamente diverso dal nostro. Un’affermazione del genere, peraltro, andrebbe forse bene per quanto riguarda la giunta ma non si può dire lo stesso per quanto riguarda l’organizzazione degli uffici comunali. Inoltre non è solo l’opposizione a lanciare un allarme del genere. La posizione dei Ds e dell’Udeur la dice lunga sulla situazione generale”. Da qui la presa d’atto che “per contrastare tutti quei fenomeni che stringono Avellino in una morsa senza scampo occorre una management che abbia il coraggio di porsi a viso aperto di fronte ai problemi”. Il coraggio e, come lo stesso Gengaro enfatizza, anche la “credibilità”. A questo punto la parola passa ai cittadini, chiamati in causa per rispondere ad un interrogativo o forse per aprire la mente ad una riflessione: “La nostra classe dirigente ha la capacità di reagire a tutto questo?”. (m.d.p.)
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