Avellino – Comune: i Ds si ritirano ma Galasso resiste

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Avellino – Atmosfera tesa con palpabile nervosismo che si tocca per mano tra addetti ai lavori e non. Il Consiglio comunale di Avellino non riserva sorprese ma dà conferme. La pubblica assise, infatti, come già si presagiva ha avuto inizio con l’ufficializzazione delle deleghe assegnate a Petracca, Pennetta e Genovese da parte del sindaco Pino Galasso. Un ‘dettaglio’ già al corrente di tutti e che ha solo anticipato la lunga e dura relazione dei Ds illustrata dal capogruppo Sergio Barbaro. “Signor sindaco, il Consiglio comunale dello scorso venerdì – recita il documento – si è concluso con un comportamento a dir poco irrituale da parte sua, che ha offeso il partito cittadino”. Il riferimento è alla revoca della delega ai tre assessori diessini interpretata come “la manifestazione chiara ed evidente della sua difficoltà nella gestione dei passaggi politici e della loro interpretazione”. Ancora potrà forse avere “i numeri in Consiglio per sopravvivere ma sarebbe cosa buona e giusta non dimenticare quanto questa maggioranza abbia avuto una vita spericolata”. Il documento passa poi ad elencare le difficoltà: “Abbiamo difeso strenuamente l’impianto del Puc, ma quanti distinguo spesso non comprensibili abbiamo dovuto sopportare in sede di votazione delle osservazioni, compresi allontanamenti improvvisi e aggressioni”. Barbaro continua ricordando altri punti della storia a ritroso: questione morale e tema della legalità, abusivismo commerciale, conferenza programmatica e raccolta differenziata, Lsu. Il documento non tralascia la Global Service “punto fondamentale del programma elettorale cancellato dalla sua agenda”. Infine il tunnel: “Non abbiamo mai fatto mistero delle nostre perplessità a quest’opera e il presidente Mancino ne è testimone. Le delibere di Giunta votate dagli assessori Ds fanno riferimento ad un sottopasso, quale viabilità di accesso al parcheggio interrato di Piazza Libertà e del Mercatone e nient’altro. Il preliminare mandato a gara è diverso. Gli studi a sostegno non fanno riferimento alla soluzione presentata alla città”. Sul Pd: “Crediamo ancora alla possibilità di realizzarlo” ma con “quelli che hanno capito che il motivo reale della crisi è altrove”. Perché ci “siamo opposti ad un progetto nato all’interno del suo partito, un grande disegno che vuole privatizzare la gestione dei beni primari in questa provincia (…) E’ questo un disegno a nessuno mai comunicato”. Il documento firmato dal gruppo consiliare dei Democratici di Sinistra chiosa con l’invito al sindaco di “prendere atto di queste difficoltà, assumendo gli atteggiamenti conseguenziali e aprendo un confronto vero”. Dopo la relazione i Ds escono dall’aula e restano solo Todisco e Spica mentre la parola passa agli altri capigruppo. “Dopo i voti che raccogliete con le clientele c’è la politica”. Il capogruppo di An Giovanni D’Ercole non risparmia invettive ai Ds. “Siete stati per tre anni complici e non l’avete detto. Da Barbaro mi sarei aspettato le scuse alla città per i tanti documenti scritti e firmati per prenderla in giro”. E’ poi la volta del capogruppo di Libera Città, Antonio Gengaro: “Il sindaco ha consumato un gesto durissimo. Un atto di orgoglio, spero di autonomia, che sarebbe il primo vero atto da sindaco consumato”. Poi attacca l’idea di alleanza “come società per azioni dove c’è chi conta di più e chi conta di meno, con il sindaco amministratore delegato”. Il capogruppo di Libera Città torna sulle questioni Global Service: “Cosa farete?”. Tunnel: “Il progetto, dice rivolgendosi a Barbaro che intanto ha lasciato l’aula – è nel Puc che avete approvato”. Ancora Iacp, rifiuti, Sefin. Gengaro chiude con un interrogativo: “Cosa accadrà nei prossimi mesi?”. E punta il dito su: “Ciriaco De Mita che è il responsabile. A lui dico che secondo me dovrebbe chiedere scusa agli avellinesi sul sagrato della chiesa del Rosario”. A gettare acqua sul fuoco è l’esponente diessino Todisco: “La crisi che stiamo vivendo dopo venerdì è il frutto di una verifica aperta maldestramente e non conclusa”. Il consigliere ricorda le dimissioni di Giordano e Rotondi come primo sintomo. “Allora la verifica fu gestita male”. Poi torna ai fatti recenti: “Credo che come Ds venerdì sera abbiamo fatto bene ad opporci. E credo che il sindaco abbia fatto male, forse preso da impeto, a ritirare le deleghe in quel modo. Tuttavia sono convintissimo sostenitore del Pd. Per me il dialogo con la Margherita di questa città è un obbligo. Occorre farlo con chiarezza. E sono pure un convintissimo sostenitore di questa alleanza chiamata dalla cittadinanza”. Per Todisco l’obbligo è uno: “Non fuggire dai problemi che ci sono. Intendiamo affermare con questa maggioranza una idea di città forte e condivisa”.
Gli interventi si alternano, uno per gruppo. A Todisco seguono Mattia Trofa, Edoardo Fiore, ancora Iandoli e Romei. La Cdl è chiara e compatta: “Il buon senso è di tornare a casa”. Ancora Pino De Lorenzo per l’Udeur mentre a chiudere è Enza Ambrosone, segretario cittadino del Fiorellino. Che parte da una premessa: “La Margherita non condivide la ricostruzione storica del capogruppo Barbaro”. Sul gesto di venerdì: “Non è stata opera del sindaco che ha reagito ad una offesa”. Pertanto: “Non è accettabile ascoltare quel lungo documento dove si fa una ricostruzione del merito di questo Consiglio e si dice che non si è condiviso nulla”. Ambrosone parte alla controffensiva cominciando dall’urbanistica, settore in cui “Si sono avvicendati assessori diessini”. Tunnel: “Un dettaglio dela situazione politica che stiamo affrontando. Non si può scaricare una difficoltà sugli uffici”. Sulla conferenza programmatica ribadisce invece “è il sindaco che l’ha messa in campo”. E poi l’invito: “A sciogliere la contraddizione nella chiarezza. In tale ottica è giusto il gesto del sindaco. In questo momento di posizioni non lontane, ma distinte”. Di qui la proposta: “Individuiamo 4 o 5 punti sui quali possiamo comunicare direttamente con la cittadinanza”. Ai diesse: “Abbiamo il tempo davanti a noi per stabilire il prossimo percorso: ma non è il tempo delle ambiguità”. Dopo i capigruppo, è la vota del sindaco Galasso. Che si dichiara ‘sorpreso’ dal contenuto e dai toni del documento. Da lui un altro excursus: dalla conferenza del Victor Hugo, al documento dei diesse: “Io come Prodi? No. La maggioranza mi ha sostenuto. E lasciare la città senza amministrazione significa farle fare un salto nel buio”. Sulla revoca ribadisce: “E’ stata necessaria”. “Ogni due mesi c’è la spada di Damocle sulla testa: come volete si possano organizzare le cose così? C’è sempre un pretesto per creare ansia e indecisione”. Dal sindaco infine la richiesta: “un tavolo politico con la presenza dei gruppi consiliari, delle segreterie provinciali e cittadina”. Perché: “la coalizione del 2004 deve essere in grado di proseguire fino al 2009”.
In sintesi un Consiglio che ha delineato la posizione della Margherita che ha difeso con il capogruppo la decisione del sindaco; alcune perplessità dell’Udeur sui servizi (vedi tunnel), ma appoggiando la maggioranza che è uscita ieri sera con molti cerotti ma ancora in discreta salute. Basti considerare i 24 voti che sostengono ancora il sindaco Galasso. Si apre in definitiva una lotta all’interno della Quercia cittadina, così appare nell’ambiente politico,(vedi posizioni Todisco e forse Spica) in proiezione congressuale e le nuove strategie della Margherita che, partendo da Piazza del Popolo, intende ristabilire la sua leadership all’interno della politica e delle decisioni che verranno nella scelta del Pd. Anche in questo caso, ‘la battaglia’ a Piazza del Popolo appare la scelta tattica di Michele D’Ambrosio da una parte e di Ciriaco De Mita dall’altra in vista di nuovi scenari della politica provinciale e regionale. ( a cura della redazione politica)

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