Avellino – Carcere di Bellizzi, Mallardo: “C’è carenza di organico”

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Avellino – La Casa Circondariale di Bellizzi Irpino ha aperto le porte, non per accogliere detenuti ma autorità civili, militari, religiose e politiche per celebrare la cerimonia dell’Annuale del Corpo di Polizia Penitenziaria. Erano presenti il Tenente Colonnello dell’Arma Giovanni Di Blasio, il Tenente Colonnello della Guardia di Finanza Bartolomeo D’Ambrosio, il Comandante della Polstrada Alessandro Salzano, il Questore Vittorio Ròchira, il Comandante dei Vigili del Fuoco Serafino Vassalli, il Comandante della Polizia Municipale Carmine Tirri, i Sindaci di Avellino e di Mercogliano Giuseppe Galasso e Tommaso Saccardo. A fare gli onori di casa, ovviamente, la direttrice Cristina Mallardo che, nel suo intervento, non si è soffermata solo nell’elogiare il lavoro e la professionalità degli Agenti Penitenziari in forza al Carcere di Bellizzi ma anche sulla carenza di organico “Non è, purtroppo, un deficit di oggi, lo è stato ieri e lo sarà anche domani. In questo Istituto la carenza di organico è un male incurabile. Basti pensare che gli Agenti sono costretti anche a straordinari di due ore al fine di coprire i quattro turni, ciascuno di sei ore”. La festa del Corpo di Polizia Penitenziaria è stata anche l’occasione per intervistare la direttrice Mallardo.
Lei parla di carenza perché?
“Su un organico che dovrebbe essere composto da 400 unità, a Bellizzi gli Agenti sono solo 350 e la carenza si registra maggiormente nel settore femminile dove le donne poliziotte sono 15 sulle 29 stabilite dalla Legge”.
Nel suo intervento ha elencato il numero degli ‘ospiti’ del Carcere. Se li confrontiamo con la pianta organica risalta maggiormente la carenza di personale.
“Ebbene sì. Ha proprio ragione. Dovremmo avere un Agente per ogni detenuto. Invece il rapporto è di quasi uno ogni due. E le cose si complicano se pensiamo alla sezione femminile: ci sono 26 detenute e 15 Agenti”.
Attualmente quanti sono i detenuti?
“In tutto 370 suddivisi in: 230 nella sezione comune, 34 nella sezione penale, 80 in regime di alta sicurezza, 26 le donne con sei bambini con età non superiore ai tre anni, 35 sono i detenuti in sorveglianza speciale, 4 in regime di articolo 21 (una forma simile al regime della semi libertà) e 11 in semi libertà”.
Il Carcere di Bellizzi Irpino non solo è dotato di una sezione femminile ma anche di un asilo nido.
“E’ l’unico Istituto Penitenziario in Campania e nel Centro Sud. Una sezione femminile alla quale abbiamo affiancato anche un asilo nido per offrire ai figli delle detenute – costretti dalla Legge a vivere in carcere fino all’età di tre anni – un ambiente confortevole. Eppur vero che anche questa struttura ha le inferriate alle finestre e le porte sono blindate, ma abbiamo cercato di creare tutti i confort, alle finestre abbiamo messo le classiche tende che ci sono nelle camere dei bambini. Sono consapevole che comunque non è un ambiente adatto per far crescere e vivere un lattante però…”.
Descriviamo il Carcere di Bellizzi Irpino.
“Fino all’84 la Casa Circondariale di Avellino era quello Borbonico, al centro della città. La costruzione di quello attuale è iniziata nei primi anni ’60, ma è stato consegnato nel 1984”.
Come si suddivide la struttura penitenziaria?
“Il complesso si articola attraverso vari corpi, separati ed uniti da corridoi o cortili che si sviluppano in lunghezza. Dopo l’edificio degli uffici, da un lato c’è la zona dei colloqui e dall’altro le stanze per avvocati e magistrati. Dall’altro lato c’è il plesso del dormitorio per gli art.21 (detenuti in semi libertà) con 2 stanze. Inoltre l’Istituto comprende altri spazi per usi e detenzioni particolari che hanno piccola dimensione e capienza limitata: Sezione Transito, Sezione “Transito Inquisiti”, Reparto Separato, Infermeria. C’è una cappella e sotto un teatro“.
Quale è il ruolo dell’Agente Penitenziario?
“Gestire la sicurezza, le attività trattamentali nei confronti della popolazione detenuta. Ma anche tutelare il principio costituzionale della pena, per la difesa della dignità delle persone detenute, e l’affermazione dei principi di umanizzazione e di recupero sociale delle persone condannate. La Polizia Penitenziaria, si dedica alle sue attività istituzionali con la consapevolezza di agire per fini alti e nobili, a tutela della sicurezza di tutti e per il dovere di offrire alle persone detenute un’occasione di riscatto e una nuova possibilità di vita. Valori forti e condivisi che consentono di operare con professionalità, con passione e senso istituzionale, nel rispetto dei principi di legalità e di solidarietà che sono a fondamento della democrazia”.
Il trattamento rieducativo, dunque, è uno dei punti nodali?
“E’ un principio di estrema novità che afferma il binomio sicurezza-trattamento che è alla base della ‘mission’ dell’Amministrazione Penitenziaria”.
Quali sono gli orari dei colloqui…?
“Un detenuto mediamente sta fuori cella cinque ore al giorno, quattro ore per i passeggi (dalle 9 alle 11 e dalle 13 alle 15), un’ora di socialità (dalle 16 alle 17).
Quale è il fine della pena?
“E’ la rieducazione del condannato. La sicurezza e il trattamento non possono prescindere l’uno dall’altro. Da alcuni anni il Dipartimento ha promosso diversi progetti trattamentali, che hanno avuto innanzitutto il pregio di ottenere il pieno e convinto coinvolgimento degli operatori della Polizia Penitenziaria nella promozione e nella partecipazione alle attività rieducative, in stretta collaborazione con le direzioni e con il personale delle aree educative”.
In Carcere ci sono detenuti di diverse realtà. Ciò cosa comporta nella gestione?
“Nell’Istituto Penitenziario avviene l’incontro di culture e situazioni diverse, ma soprattutto si incrociano vite il più delle volte disperate, storie difficili, segnate da scelte devianti o da drammatiche situazioni ambientali e sociali. Immigrazione, droga, povertà costituiscono la cifra dominante delle esistenze che affollano, in maniera preoccupante, le Carceri, anche il nostro ovviamente. Il Carcere ha il dovere di garantire la legalità e di contribuire ad innalzare il livello di sicurezza dei cittadini”.

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