Avellino – Il prossimo mese, per la prima volta in Italia, ad Avellino verrà eseguito un impianto di protesi valvolare aortica per via apicale (ovvero effettuando un taglietto al di sotto del muscolo pettorale ed utilizzando una sonda). L’annuncio è stato dato dal dottor Paolo Rubino, della clinica “Montevergine” di Mercogliano, nel corso di una conferenza stampa convocata per illustrare l’esito di un intervento eccezionale che ha salvato la vita a due donne alle quali sono state impiantate valvole cardiache per via percutanea. “La cardiologia moderna è giunta ad un livello sconvolgente – ha spiegato Rubino -. Siamo attrezzati per intervenire, per la prima volta nel nostro paese, per via apicale. Milano, che ha avuto l’autorizzazione come noi, non è ancora pronta. Questo è il segnale che la Sanità in Campania ha anche punte di eccellenza”. Da anni impegnato nella ricerca e nello sviluppo della cardiologia moderna, Rubino ha costituito uno staff di grande livello, oggi fiore all’occhiello della Sanità italiana. “Con queste nuove soluzioni – ha aggiunto Rubino – riusciamo ad intervenire su pazienti la cui attesa di vita è cortissima. Abbiamo salvato due donne da morte certa nei giorni scorsi introducendo la valvola attraverso una sonda lungo l’arteria femorale. Fino a ieri non avrebbero avuto alcuna possibilità di sopravvivere”. La clinica “Montevergine” di Mercogliano è stata autorizzata dall’assessorato regionale alla Sanità a procedere agli impianti con queste nuove tecniche, risultando ad oggi l’unico centro con queste caratteristiche tra Milano e Tunisi. “Per noi è un dovere seguire la strada della ricerca scientifica, orientata a salvare vite umane – ha sottolineato Roberto Landolfi, Direttore Generale della Asl Avellino 2 -. I risultati eccezionali avuti in questi anni in Irpinia sono anche la dimostrazione di una buona collaborazione istituzionale di cui si è reso protagonista l’assessore Montemarano”. Il costo dell’operazione, oggi piuttosto elevato anche se imparagonabile a quello di una vita umana, attestato intorno ai 22mila euro, grazie ad una convenzione sarà completamente a carico del Sistema Sanitario Nazionale.
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