Claudio De Vito – Quattro sconfitte, due pareggi ed una sola vittoria. E’ il ruolino di marcia dell’Avellino nell’ultimo mese e mezzo durante il quale i biancoverdi hanno anche rallentato sensibilmente le operazioni offensive con sole sei reti in sette partite, tra l’altro solo due realizzate da attaccanti (Asencio e Ardemagni). Quanto basta per dire che l’Avellino si è fermato all’Empoli, a quell’entusiasmante 3-2 valso il primato per 48 ore.
Era una squadra sulla cresta dell’onda dopo aver sfatato il tabù Novara con un blitz autoritario. L’Avellino era in fiducia e non si sentiva inferiore a nessuno e la rimonta sull’Empoli rappresentò una prova di forza contro una corazzata allestita per il salto di categoria. E l’attacco funzionava a meraviglia con la sequenza realizzativa 5-4-3 messa insieme dal trio Ardemagni-Castaldo-Morosini.
Morosini che proprio in quella partita alzò bandiera bianca per un infortunio rivelatosi più grave del previsto. Ed è lì che sono iniziati i guai dell’Avellino, diventato troppo prevedibile senza l’apporto di fantasia del talento di proprietà del Genoa e con il solo Bidaoui ad accendere un minimo di luce a Pescara. Troppo poco. L’Avellino ha ridotto notevolmente la sua produzione offensiva fino a giungere alla netta involuzione di Parma, che ha segnato il punto più basso della stagione.
Il 3-5-2 ha riabilitato la squadra di Novellino a Perugia con un nuovo indirizzo di densità in mezzo al campo e con l’obiettivo di ravvivare il gioco sulle fasce. Aglietti con la Virtus Entella ha avuto il merito di tarpargli le ali, impedendone il decollo in una fase di potenziale svolta. Se può servire a consolare, a fronte di un attacco anemico l’Avellino subisce poco. Colpisce però la controtendenza a livello propositivo rispetto alle prime giornate.
I numeri sono impietosi e come al solito la dicono lunga, se non tutta. L’Avellino ha smarrito il piglio delle prime sette giornate. L’Avellino si è fermato all’Empoli per rendimento e capacità di imporsi sull’avversario, magari anche non subito come ha dimostrato anche la rimonta all’esordio contro il Brescia. Rimonte che poi sono arrivate al contrario in un tunnel di depressione alimentata dal k.o. nel derby.
L’Avellino si è fermato all’Empoli ma ora deve capire che ha inaugurato un’altra fase scandita innanzitutto dal cambio di modulo. L’Avellino spavaldo non esiste più. Magari tornerà ad esserlo, ma nella convalescenza del momento è un atteggiamento che non può permettersi. Può invece cercare di rilanciarsi adeguando il proprio assetto all’avversario di turno. Frosinone e Palermo come ostacoli duri da superare, poi il dicembre relativamente più morbido. L’Avellino si è fermato all’Empoli ma non vede l’ora di ripartire.