Avellino Calcio – L’analisi: Toscano e l’identità che ancora non c’è

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Claudio De Vito – Tempo e pazienza. Calma e sangue freddo. E’ quanto ci vuole per vedere all’opera compiutamente l’Avellino, una squadra assemblata con ben diciassette acquisti, tre dei quali di un certo spessore operati nelle ultime ore di mercato. E poi ci ha pensato la maledizione infortuni, quelli di Paghera, Gavazzi e Jidayi, a rallentare il processo di sviluppo della squadra biancoverde.

Tutte componenti da tenere in debita considerazione, ma sta di fatto che al momento Domenico Toscano non è riuscito ad imprimere il suo marchio sull’Avellino che fatica ad imporsi sugli avversari. Qualche perplessità è ammessa e assolutamente lecita, a patto che non sconfini nelle aule dei processi sommari che in questo momento per le ragioni descritte non hanno ragione di esistere.

Crescita e atteggiamento. Sono le parole chiave spesso e volentieri utilizzate da Toscano per descrivere lo status quo biancoverde. Ed in realtà l’una limita l’altra perché a detta del tecnico calabrese i miglioramenti globali sono compromessi da un atteggiamento non sempre conforme ai canoni prefissati. Atteggiamento sbagliato che però da solo non basta a descrivere le difficoltà che evidentemente sono radicate altrove, come nell’assenza di un’identità.

L’Avellino era partito con l’idea del 3-4-3 pensato con un mercato appositamente predisposto. Giù il cappello per Toscano che dopo un mese circa di precampionato si è accorto che la “formula Crotone” presentava al suo interno delle crepe. Il 3-5-2 attuale sulla carta rappresenta una garanzia di compattezza e stabilità che però all’atto pratico latita con alcuni equivoci sullo sfondo.

Su tutti l’uscita di scena dei fantasisti innescata dall’utilizzo di due prime punte e certificata dal colpo Ardemagni che quasi ha offuscato l’innesto di qualità di Verde. Subentrare a gara in corso per agire da rifinitore nel 3-4-1-2 (era accaduto anche contro il Brescia) non è certo il ruolo ideato in partenza per il folletto scuola Roma, che ha bisogno di continuità per esprimersi al meglio delle proprie possibilità e possibilmente di essere svincolato di compiti nella fase di non possesso sulla trequarti.

Toccherà chiaramente a Toscano, accontentato sul mercato in base ai suoi desiderata tattici, trovare la quadratura del cerchio che alla lunga potrebbe portare al compromesso del 3-4-1-2 di partenza. La terza via però può essere imboccata soltanto attraverso la certezza che certi equilibri siano stati assimilati. Equilibri sottili che al momento vacillano a causa dell’interpretazione non proprio felice della fase difensiva da parte di elementi come Donkor e Asmah (sorprendente invece l’apporto di Belloni nel coprire a destra).

Morale della favola: l’Avellino va aspettato, ma i limiti del momento inducono a riflettere. Sarà importante acquisire quanto prima un’identità di squadra, un modo di stare in campo che inevitabilmente incide sull’atteggiamento di ogni singolo calciatore tanto richiamato da Toscano. Che ha tutti i mezzi a disposizione per ben figurare. L’abbondanza è una cara alleata da trattare con i guanti.

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