Atripalda – “E’ il primo anno, dopo dieci, che il tasso di natalità delle attività produttive segna un fattore negativo. Atripalda si è sempre distinta in questi anni per la sua vivacità imprenditoriale, anche quando i comuni vicini e la città capoluogo hanno segnato un decremento delle attività, la nostra città ha segnato un andamento in controtendenza: ciò per la capacità di adeguamento – innovazione degli operatori del settore”: così il consigliere Vincenzo Aquino analizza il momento economico che sta attraversando la cittadina del Sabato. “Se oggi l’intraprendenza soggettiva non basta a far fronte alle difficoltà del settore commercio -servizi, significa che qualcosa si è rotto. Innanzitutto è l’ottimismo del futuro – spiega – che ha difficoltà a farsi strada, la congiuntura economica internazionale ci induce a ritenere impossibile il ritorno a livelli di consumo antecrisi, perché manca dalla circolazione quotidiana la massa monetaria pre-crisi, quindi tutti attendono un riequilibrio tra imprese e consumi attestato sui nuovi livelli di denaro in circolazione. Atripalda poi – prosegue – all’interno del contesto del sud anticipa i problemi di crisi nazionale, perché la quota di risorse soggettive investite è maggiore di quelle che l’oggettività economica richiedeva. Per questo è da prevedere che per tutto il 2010 ci sarà un ulteriore mortalità di imprese. Il settore che finora aveva aiutato i nostri figli a trovare un occupazione (a volte molto precaria), ha finito di svolgere tale ruolo, e quasi sicuramente il reddito pro-capite degli atripaldesi, finora secondo solo a quello degli avellinesi, sarà destinato a diminuire, con grave danno per la comunità locale e per i giovani che ancor più del passato avranno come unica prospettiva l’emigrazione. In questo contesto l’assenza di iniziative del governo centrale e regionale è colpevole ed irresponsabile. La dislocazione delle risorse europee, fuori dai compiti assegnati, ha ulteriormente penalizzato il Sud ed i suoi abitanti, togliendo 20miliardi di euro di investimenti per i comuni e le infrastrutture del mezzogiorno. Si sta asfissiando un’area del paese sottoutilizzata che viceversa aveva bisogno di queste risorse per far fronte alle difficoltà del suo apparato produttivo e del suo insufficiente patrimonio infrastrutturale”.
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