Atripalda – Uno strano silenzio circonda il comitato di quartiere di Alvanite ad Atripalda. A cinque mesi dalle elezioni, come evidenzia Luigi Caputo, l’argomento sembra essere scomparso dal dibattito politico e dall’agenda della nuova amministrazione. Il termine di 60 giorni dall’insediamento del Consiglio Comunale è stato abbondantemente superato. Lo stesso assessore Palladino nelle dichiarazioni volte ad illustrare i progetti dell’A.C. per contrada Alvanite non ha fatto alcun riferimento al comitato. Prevista dallo statuto del comune di Atripalda, nel quale venne inserita soprattutto grazie all’impegno del Prc, l’istituzione del comitato pareva destinata a concretizzarsi lo scorso anno. Ma il mancato raggiungimento del quorum vanificò le votazioni per l’elezione dell’organismo di partecipazione, nel settembre 2006. “Nella campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Comunale – spiega l’esponente del prc in una nota – il tema del comitato ha tenuto banco, soprattutto nelle promesse della lista di centrosinistra che poi avrebbe vinto le elezioni. Poi il silenzio. Un minimo di volontà politica, oggi evidentemente latitante, sarebbe stato sufficiente per riattivare le procedure per la convocazione degli abitanti del quartiere, che si dovrebbe tuttavia far precedere da un atto tanto semplice quanto necessario: l’abrogazione dell’assurda clausola del 50% + 1 degli aventi diritto, che l’amministrazione Rega volle inserire con il malcelato intento di rendere più complicata la formazione dell’organismo. Ma per fare ciò basta una delibera di Consiglio Comunale che modifichi lo specifico regolamento. Indubbiamente l’avvio del comitato di quartiere ad Alvanite avrebbe il merito di attivare un meccanismo di partecipazione oltremodo importante per conferire il giusto rilievo a una realtà storicamente penalizzata ad Atripalda, tanto più in una fase in cui, stando ai progetti enunciati dall’amministrazione, si preannunciano scelte significative per il futuro del quartiere e la sua riqualificazione. Ma lo sarebbe anche per un altro motivo: contribuire al rilancio degli istituti di decentramento comunali che attualmente, in modo particolare i consigli circoscrizionali dei Comuni capoluogo, si ritrovano sotto l’attacco delle polemiche per i cosiddetti ‘costi della politica’ e sono stati individuati dal disegno di legge governativo tra gli organismi fa ridimensionare”.
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