Ato, fibrillazioni tra i partiti: scalpita l’Udeur cittadino e provinciale, la Margherita frena e resta a guardare e i Ds fanno da sponda

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Avellino – E’ proprio il caso di dire: “Non è tutto ora quello che luccica”. La richiesta di due assessori al Comune di Avellino in quota Udeur, a sentire gli alleati, nasconde altre ambizioni. Quali? L’Ato in primis dove intorno al nome di Pasquale Giuditta, non tutto fila liscio. Sembra che non ci siano i numeri per la sua designazione. Tra i recalcitranti anche alcuni esponenti del beneventano: un rappresentante del Comune sannita vicino al sindaco D’Alessandro e un esponente dell’amministrazione provinciale capitanata dall’on. Nardone. Tra gli scogli anche il malumore dell’attuale presidente della Provincia di Benevento che sembra non aver accettato di buon grado la candidatura del primo inquilino di Palazzo Caracciolo Alberta De Simone a proporsi come presidente dell’assemblea dell’ente del Victor Hugo. Anche perché verrebbe meno l’equilibrio tra le componenti irpine e sannite. Dietro mugugni e mal di pancia si aggiunge la posizione della Margherita non più disponibile – almeno sembra – a farsi ‘stritolare’ dall’asse Udeur – Ds (D’Ambrosio – Aurisicchio, si intende). A maggior ragione perché ritiene che la maggioranza relativa, decretata all’indomani del voto regionale, sia un valore aggiunto. Dunque, fuori la logica del ‘ricatto’. Tra le indiscrezioni giunte dai corridoi che contano, certo è che ieri sera i segretari cittadini Micera, Trofa, Rosato e Adiglietti si sono incontrati. Un vero e proprio conclave dal quale è emerso come la Margherita persegua la propria linea: nessuna verifica ma solo qualche ritocco. Idem per l’ente presieduto dall’on. De Simone. Rinviato, per ora, il tavolo dei segretari provinciali restano scintille e in qualche caso fuochi d’artificio destinati a lasciare il tempo che trovano, almeno stando alle voci giunte dai corridoi di via Tagliamento. In auge ancora una volta la questione bollente: gli enti. Per la cui assegnazione non mancano scalpitii di troppo. (di Teresa Lombardo)

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