AVELLINO- Le aste giudiziarie erano un settore di interesse del Nuovo Clan Partenio. Lo hanno messo nero su bianco nelle 223 pagine della sentenza di appello nei confronti di vertici e partecipi all’organizzazione camorristica guidata dai fratelli Pasquale e Nicola Galdieri, i giudici della III Sezione Penale della Corte di Appello di Napoli. Una valutazione che, come era già avvenuto per la sentenza di primo grado del Collegio presieduto dal giudice Gian Piero Scarlato, rappresenta un aperto contrasto con l’ordinanza di remissione degli atti decisa dopo tre anni e mezzo di processo dal collegio presieduto dal giudice Roberto Melone. Ma come è possibile che due collegi, anzi considerando anche quello di Appello, tre, possano valutare in aperto contrasto una questione processuale?. I giudici della Corte di Appello di Napoli hanno spiegato così il motivo per cui ritengono che le aste in realtà fossero uno dei settori di interesse del gruppo Galdieri. “la decisione presa dal Tribunale di Avellino nelprocesso cd. “Aste Ok”, lungi dall’essere in insanabile contrasto con quanto accertato nel presente processo, è piuttosto frutto di un esame ‘parcellizzato” del considerevole materiale probatorio raccolto nel processo in disamina e sottoposto all’attenzione della Corte, tanto che lo stesso Tribunale, nell’ordinanza del 27.04.2024 ha precisato “nell’odierno dibattimento non è stato scandagliato il tema di prova dell’esistenza della.compagine camorristica cd. Nuovo clan Partenio e difatti questo profilo non occupa la decisione del Tribunale (pag. 11 dell’ordinanza). Ebbene, quest’ultima affermazione dà conto della “ridotta visuale” in cui si è inserita la decisione del Tribunale rappresentata essenzialmente dall’esame del materiale probatorio strumentale a dimostrare l’esistenza di un illecito accordo tra i Galdieri e il gruppo dei “tre trè” finalizzato a trarre lauti guadagni dal settore delle aste giudiziarie immobiliari costringendo gli esecutati a versare loro somme di denaro per assicurarsi la titolarità dell’immobile sottoposto alla procedura esecutiva”. I giudici della Terza Sezione Penale parlano dunque di “ridotta visuale” nella valutazione del Tribunale di Avellino. Per cui hanno concluso, relativamente a questo passaggio molto significativo del verdetto che attesta l’esistenza del Nuovo Clan Partenio: “Per contro, l’esame globale del materiale probatorio versato nel presente processo dimostra |a fondatezza dell’ipotesi accusatoria in ordine all’esistenza della compagine camorristica denominata Nuovo Clan Partenio (di cui erano elementi di spicco Galdieri Pasquale, Galdieri Nicola e Dello Russo Carlo, tratti a giudizio per il reato di cui all’art. 416 bis c.p. nel presente processo e perciò non anche in quello cd. delle “Aste Ok”) e
della sua operatività non solo nel settore dell’usura e delle estorsioni (di cui ai reati fine contestati nel presente processo), ma anche in quello delle.aste giudiziarie in sinergia con altri soggetti (i “tre trè”) già operanti in precedenza in tale settore. |l tutto in perfetta coerenza con il meccanismo operativo del clan capeggiato dai fratelli Galdieri come accertato nel presente processo, connotato da una rigida suddivisione di compiti tra gli associati, ciascuno preposto a svolgere attività in uno specifico settore di interesse del clan (e dunque, organizzato a “compartimenti stagni”), settori prescelti non solo in base ala capacità di assicurare lauti profiti, ma
soprattutto in base ai limitati “rischi” gravanti sull’organizzazione, in quanto destinati a non sortire clamore e implicanti una comprensibile ‘collaborazione” delle vittime”. Anche perché, concludono i giudici della Terza Sezione Penale: “In caso contrario, stando all’ordinanza del 27.04.2024 (che, si ripete, non ha escluso la matrice camorrisitica dei reati i turbativa dell’asta ed estorsione contestati nel”ambito del processo n. 12725/21 RGNR DDA) si dovrebbe pervenirsi all’assurdo logico-giuridico che i fratelli Galdieri e i loro più stretti collaboratori (tra cui Dello Russo Carlo) operassero, nella medesima realtà territoriale, attraverso organismi associativi distinti, ạ seconda della diversa tipologia di lleciti programmati e perpetrati”. In sostanza la tesi che era stata anche proposta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Napoli, il pm che ha condotto le indagini e l’istruttoria Henry Jhon Woodcock, che aveva anche proposto ricorso per Cassazione contro l’ordinanza, rigettato però dai giudici della Suprema Corte. Aerre
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