Aste Ok, i custodi in aula: nessuna irregolarità ma Forte e Aprile sempre in Tribunale

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AVELLINO- Nessuna minaccia o irregolarità nelle procedure seguite nelle vesti quasi sempre di custodi o di delegati di parti interessate, ma tutti hanno sottolineato che Armando Aprile e Livia Forte erano presenti sempre alle udienze per le aste e all’interno del Tribunale.

Quanto emerge dalla lunghissima serie di escussioni dei testi citati dalla difesa di Armando Aprile, il penalista Alberico Villani nel processo al presunto “clan” delle aste che si celebra davanti al collegio presieduto dal giudice Roberto Melone. E’ stato il giorno dei “custodi”, almeno 5 quelli che hanno testimoniato davanti ai giudici del Tribunale di Avellino sulle procedure legate all’inchiesta di Antimafia e di Carabinieri del Nucleo Investigativo e del Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Napoli. A partire da uno dei legali che erq impegnato proprio nella rappresentanza di un tecnico interessato all’asta Di Cecilia, per cui sono coinvolti oltre a Forte e Aprile anche Flammia Antonio. ” Ho conosciuto Armando Aprile, si ma di vista. Ho avuto solo due contatti per questi due immobili di cui ero custode. Una procedura era un terreno a Solofra e un altro terreno a Montemiletto. Solo una richiesta di visita da Aprile che poi ha rinunciato. Mi ha richiesto di non partecipare. Sono due procedure diverse una del 2018 e una del 2019. I due immobili sino stati aggiudicati sia il terreno di Solofra che quello di Montemiletto”. Cosi ha esordito il primo teste, che nella procedura però non era custode ma rappresentava una parte, infatti alle domande del penalista Benedetto Vittorio De Maio ha chiarito il suo ruolo nell’ asta in questione: Prima a domanda dell avvocato Villani ha ricordato di essere stato interessato ad una decina di aste come custode e delegato alla vendita. Ha mai curato interessi di persone interessate alle aste? “Si qualche volta mi è capitato”. E poi ha continuato sulla procedura specifica: Lei ha escluso di aver partecipato all asta di Di Cecilia Maria” gli ha chiesto De Maio. E
Forse ho accompagnato una persona. In quella circostanza ho assistito yn mio amico che era interessato all asta . Il mio cliente era un ingegnere , sapeva che avevo curato gli incarichi di custodia. Consegnai il giorno prima la busta e i moduli.Non ricordo bene se il giorno prima fosse presente pure lui” Era presente il giorno dell asta gli chiede il legale. “Si eravamo presenti”. Ha escluso di conoscere Antonio Flammia assistito di De Maio e anzi ha fatto presente che a chiedergli che non ci fossero rilanci fu proprio la debitrice esecutata: Ci chiese di non partecipare all asta. L’ingegnere che non era abituato a questa cosa gli disse se non ci fisse stato nessun altro avremmo dovuto accettare e poi avremmo trovato una soluzione per non perdere la caparra”. E ‘ toccato poi all’avvocato che aveva seguito come custode l’ asta Cafasso.

“Può riferire al Tribunaoe se ci sono state irregolarità?” Gli ha chiesto l’avvocato Villani: “Non mi ricordo di aver visto Aprile su quei luoghi. Mi pare che venbe un signore con la sua delega. Lo stesso ha partecipato all’asta e non ha versato il saldo per cui feci comunicazione al giudice e la decadenza dell’aggiudicazione”. Siete a conoscenza di irregolarità? Ha continuato l’avvocato: Non sono a conoscenza di alcuna irregolarità, l avrei segnalata”. Nel suo controesame il pm antimafia Henry Jhon Woodcock ha puntato molto su due aspetti. Il primo, la caparra di circa tremila euro persa da Aprile, il secondo, che poi sarà una domanda fissa a tutti i custodi in aula, legato alla presenza di Forte e Aprile nelle procedure immobiliari” . “Lei si è occupata come curatore di altre procedure?” ha chiesto il pm antimafia:
“Si ho anche altre procedure”. E ha continuato Le e’ mai capitato di incrociare Aprile in altre procedure?”: “Si in una procedura per cui c’era stata una richiesta di sopralluogo ma non aveva mai partecipato”. E poi su Livia Forte: “L’ ho vista varie volte in Tribunale, sempre nell’ aula delle esecuzione immobiliare. Ho visto più volte la stessa e anche Aprile Armando” . Stesso discorso per una villetta tra Baiano e Sperone, dove sono emerse delle situazioni anomale, non legate però ad Aprile e Forte ma alla presenza di soggetti estranei e alla “fuga” di almeno due persone che si erano dette “non tranquille” per eseguire i sopralluoghi, che la custode però non ha potuto mettere direttamente in combinazione temporale con la presenza di estranei in compagnia di una familiare del debitore esecutato:
Ci furono dei sopralluoghi ma nonostante fossi custode non ero addetta alla vendita e ricordo che l’aggiudicazione era stata fatta a soggetti che non erano venuti ai sopralluoghi. Molti sopralluoghi erano saltati perché gli interessati avevano riferito che “non erano tranquilli”. Mi ricordo che in occasione di un paio di visite, i soggetti che hanno dato appuntamento si sono tirati indietro perché non erano tranquilli. Mi sono recata sul posto e c’erano soggetti che non erano titolari”. Il penalista Villlani ha anche chiesto alla testimone: Le risulta che Aprile ha avvicinato qualcuno? Non mi risulta.
Nel suo controesame il pm Woodckock ha chiesto anche alla teste se conoscesse e avesse notato anche in altre procedure la presenza di Livia Forte e Armando Aprile:
“Livia Forte era presente in moltissime aste, perché almeno in due aste su tre erano presenti loro. Erano sempre in cancelleria, quasi come se facessero parte dell arredamento”. Una risposta sulla quale il difensore della Forte, l’avvocato Roberto Saccomanno ha incalzato la teste: “lei sapeva quando c’erano tutte le aste?” ha chiesto: Non ho detto tutte le aste. Si nelle occasioni in cui ero presente, nella maggior parte li ho visti. Li ho visti partecipare alle aste, sostare nei corridoi e anche nella cancelleria”. Oltre ai custodi in aula e’ stato ascoltato anche un consulente finanziario che la difesa di Aprile ha portato in aula per dimostrare come ci fosse piena corrispondenza tra gli acquisti e la disponibilità finanziaria delle società riconducibili all’imputato. Quella confermata già a partire dal 2012 dal consulente: Le disponibilità finanziarie sono state analizzate anche alla luce di una operazione di scissione nel periodo 2012 al 2019 relativamente alle operazioni di acquisto degli immobili. Sostanzialmente nell’ anno 2012 la “Punto finance” acquista il.primo.immobile.e dai libri verbali della società e sali estratti conto risulta la proporzione tra lesomme disponibili e quelle impegnate. Nel 2012 il primo acquisto reso possibile dai soci dell epoca per un immobile a Livorno. A marzo nasce la societa’, a luglio acquisto da Aprile dopo il via libera e la start up con finanziamento di 120.mila euro. Al.10 luglio ci sono gia 220 mila euro. Al luglio 2019 G. A. aveva disponibilita’ per 307 mila euro, reddito per cessione degli immobili per altri 274mila euro, cumulando le cessioni era ampiamente nella disponibilità. Aveva anche ricevuto prestiti dal padre e dalla madre. Armando Aprile negli anni dal 2011 al 2016 aveva redditi per 977 mila”. Anche gli altri tre custodi non hanno riferito di particolari irregolarità nelle procedure che seguivano, neanche in riferimento alla figura di Beniamino Pagano, locatario di un immobile e deposito che si trovava nella parte sottostante di Viale San Modestino. Il custode non ha riferito di nessun tipo di problematiche. Tutti hanno però confermato al pm antimafia di conoscere Forte e Aprile e che erano spesso in Tribunale per occuparsi di aste. L’ultimo testimone è stato l’avvocato Gaetano Manzi, che fu difensore proprio di Armando Aprile. Ha raccontato di alcune minacce ricevute dal suo assistito da parte di Alberto Lettieri nel corso di un sopralluogo presso un immobile finito all’asta. L’avvocato ha descritto che, nel corso di un’asta del 2019, questo episodio ha riguardato l’imputato, che aveva partecipato all’esecuzione immobiliare in qualità di consulente dell’aggiudicatario “Arca di Noè” e, per Aprile, queste minacce erano riconducibili proprio all’ambiente delle aste giudiziarie.