AVELLINO- Le testimonianze davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Avellino nel processo Aste Ok sono state “inquinate”. Due escussioni che sarebbero state concordate come ha sostenuto chiedendo l’acquisizone di conversazioni ambientali e chat, il pm antimafia Henry Jhon Woodcock, che nell’udienza di oggi davanti al collegio presieduto dal giudice Roberto Melone ha avanzato una formale richiesta di acquisizone delle sommarie informazioni rese da De Nardo Caterina il 18 aprile 2021 e quelle di De Nardo Ciriaco e Marra Daniela dello stesso giorno e del 19 aprile 2021 siano state oggetto di subornazione (si tratta di una richiesta tecnica di art.500 comma 4 e 5 per cui quando si dimostra o sospetta che un teste sia stato minacciato o abbia ricevuto offerte in cambio della sua deposizione in aula si acquisiscono i verbali delle dichiarazioni rese nel corso delle indagini). Una richiesta che per i due De Nardo è stata accolta dopo cinque ore di camera di consiglio dal Collegio. I giudici hanno acquisito le due sommarie informazioni testimoniali di De Nardo Caterina e Ciriaco, nessuna acquisizione per ora di quelle di Marra. Agli atti del processo entrano anche i decreti di perquisizione del Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli eseguite nell’ottobre scorso e il verbale di sommarie informazioni di una familiare dei De Nardo. Non acquisite invece altre due sit richieste dal pm antimafia. Una giornata aperta con un primo no alla richiesta del pm antimafia, perché generica e chiusa però con il sostanziale riconoscimento della “subornazione” dei due testimoni.
LE CHAT TRA DE NARDO E FORMISANO
Decisive per quanto stabilito dal Tribunale di Avellino si sono rivelati sia una conversazione del 12 luglio scorso tra Caterina e Ciriaco De Nardo, che commentavano le perquisizioni eseguite dal Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Napoli che le chat estrapolate dai telefonini sequestrati dall’Antimafia proprio a seguito delle perquisizioni disposte dal pm Woodcock nel luglio scorso. Come è noto si tratta di materiale Investigativo raccolto nell’ambito del procedimento aperto dalla Dda per calunnia e falso nei confronti dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino. Proprio dai dati estrapolati dal cellulare di De Nardo Caterina e contenuto in una informativa di mille pagine della Gdf depositata ad agosto sono emersi centinaia di messaggi con l’imputato Gianluca Formisano. Il pm antimafia nell’argomentare dopo che il Tribunale aveva respinto la prima richiesta di acquisizione : “Ancora dalle chat che sono qualche centinaio emerge una frequentazione più o meno stabile tra l’imputato Gianluca Formisano e Caterina de Nardo. Una frequentazione assidua e quotidiana in deroga alla prescrizioni della misura cautelare e aggravate dal fatto che prima della testimonianza c’era stato un contatto in cui si diceva: ci vediamo furti dal tribunale e concordiamo la deposizione”. Più di un sospetto come ha fatto notare il pm ritenendone imprescindibile l’acquisizione. “Elementi documentali essenziali in questo dibattimento che vengano prese in esame da questo tribunale”. Come per la conversazione tra i due De Nardo per cui Woodcock ha sottolineato come : “Dal punto di vista concettuale unainterpretazione alternativa sia difficilmente”. Due testimonianze concordate con l’imputato dunque. Una versione della vicenda che è stata contestata dalla difesa di Formisano, l’avvocato Taormina ha infatti escluso che il rapporto di “forte affettività ” tra De Nardo e Formisano potesse incidere in senso di minaccia sulla sua deposizione. Sia la difesa di Formisano che quella di Barone, l’avvocato Migliaccio, hanno chiesto termini prr poter verificare tutta la documentazione, visto che l’altro aspetto della vicenda è legato all’utilita’ che i De Nardo avrebbero ricevuto da Formisano, quella sul costo per acquistare nuovamente la loro conceria. Gli atti relativi alla Sit dell’amministratore giudiziario infatti non sono stati acquisiti come chiesto dalla difesa di Formisano e Barone. In aula il Tribunale ha potuto ascoltare un solo teste, Carmine Valente, detto Caramella, condannato per la partecipazione al Nuovo Clan Partenio. Proprio nella sua veste di imputato in procedimento connesso Valente si è avvalso della facoltà di non rispondere. In aula si torna il prossimo 29 novembre.