AVELLINO- Nel processo per i fatti legati all’ asta del “Pagliarone’ la difesa di Costantino Giordano gioca la carta delle intercettazioni (brogliacci messi a disposizione della Dda e trascritti dalla difesa che li aveva fatti acquisire agli atti del processo) che ridisegnerebbero la dinamica della presunta turbativa d’ asta e i ruoli dei soggetti coinvolti, con alcune telefonate e intercettazioni che non farebbero parte dei circa 17 progressivi agli atti del processo, tutti relativi alla ricostruzione dei rapporti tra Costantino Giordano e Nicola Galdieri. Il dato nuovo e’ stato rilevato nella lunga udienza celebrata oggi con un collegio in diversa composizione (presieduto dal giudice Fabrizio Ciccone) in particolare nel controesame di uno degli investigatori dell’Arma che si e’ occupato della delega di indagine della Dda di Napoli dopo le dichiarazioni rilasciate da Livia Forte nel dicembre del 2020 condotto in aula dal penalista Francesco Ferrazzano dello studio Briganti, che difende insieme al penalista Gerardo Di Martino l’ex sindaco di Monteforte Irpino Costantino Giordano. A partire da una conversazione tra Livia Forte e Armando Aprile Pompeo relative proprio all’asta del Pagliarone e al fatto che Costantino Giordano fosse stato “imbrogliato” come ha letto in aula il penalista chiedendo conto di questa captazione all’investigatore . Si tratta di una intercettazione del 12 febbraio 2019 proprio tra lo stesso Aprile e Livia Forte. Ma non solo. La difesa di Giordano ha insistito anche su altri contatti che “in buona fede” come ha voluto sottolineare Ferrazzano, non sarebbero finiti agli atti del processo. A partire da quelli tra Gennaro Pascale e Livia Forte, che dimostrerebbero rapporti diretti tra i due. Rispetto agli accertamenti, che sono consistiti come ha ricordato lo stesso luogotenente dell’Arma nello sviluppo della delega da parte dell’Autorità Giudiziaria (la Dda di Napoli) gli accertamenti delegati e svolti hanno riguardato in particolare la documentazione dell’asta relativa al Pagliarone, i rapporti bancari degli imputati, le dichiarazioni di Gennaro Pascale, uno dei soci della Monteforte Srl e la pennetta relativa all’incontro al Pagliarone tra Giuseppe Perrella, Costantino Giordano e Nicola Galdieri avvenuto secondo quanto ricostruito nel novembre del 2018. Tutto confluito nell’ informativa del 22 dicembre 2020. Circostanze e fatti per cui anche la difesa di Nicola Galdieri, il penalista Gaetano Aufiero, alla luce delle circostanze emerse dalle trascrizioni dei brogliacci messi a disposizione dalla Dda della difesa, avrebbe suggerito di iscrivere anche Gennaro Pascale e non ascoltarlo semplicemente come testimone. Il teste è stato anche riesaminato dal pm antimafia Anna Frasca in aula, in particolare su una circostanza relativa all’asta del luglio 2017. “Ha risposto prima a domanda del difensore che le dichiarazioni di Livia Forte nell informativa del 22 dicembre non trovavano riscontro, ma leggo di “ampio riscontro” a cosa si riferiva?”. “Non trovavano riscontro- ha spiegato l’investigatore- in quanto al rilancio, lei aveva riferito di aver dovuto fare un unico rilancio. Nel verbale non c’è traccia. Trovavano riscontro nel fatto che non si fosse aggiudicata invece l’asta”. L’avvocato Aufiero ha invece riesaminato il teste circa le attivita’ di riscontro relative alla posizione di Nicola Galdieri, per cui dai verbali dell’asta come ha spiegato il luogotenente dell’Arma non sono emersi elementi di riscontro nei confronti di Galdieri. Per cui però restano le accuse relative alla consegna della somma oggetto dell’estorsione consegnata a Nicola Galdieri. “La mia domanda è questa- ha chiesto Aufiero- e’ stata fatta una ispezione dei luoghi p un sopralluogo a casa di Galdieri?”. “No” e’ stata la risposta del luogotenente. E Aufiero ha continuato: “Gennaro Pascale e’ stato portato nei pressi di casa di Galdieri il Pascale ?”. “No” anche in questo caso la risposta del luogotenente dell’Arma. La prossima udienza sarà decisiva, visto che in aula sarà ascoltata come testimone imputata in procedimento connesso proprio Livia Forte, che con le sue dichiarazioni ha fatto nascere il fascicolo e il processo che si celebra davanti ai giudici del Tribunale Collegiale di Avellino.
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