Asta ok, l’avvocato Anzalone: su Piazza Macello la Forte ha smentito se’ stessa

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AVELLINO- “Livia Forte ha smentito se’ stessa e le sue dichiarazioni non hanno nessun riscontro, come hanno anche spiegato gli inquirenti”. E’ in sintesi quanto ha rappresentato davanti al Collegio presieduto dal giudice Roberto Melone nel processo Aste Ok, il penalista Carmine Anzalone, che insieme al penalista Saverio Senese, assiste Guerra Mario e Di Costanzo Giuseppe, accusati di una turbativa d’asta relativa ad un appartamento di Piazza Macello, per cui avrebbero versato diecimila euro ad Antonio Barone e Gianluca Formisano, affinché non facessero rialzi nell’asta che gli interessava. L’avvocato Anzalone non ha dubbi: “Quello che è certo è che il processo non ha mai trattato la posizione di Guerra Mario e Di Costanzo Giuseppe nella trama investigative dell’associazione.

Conosciamo i due imputati perché citati nel verbale della procedura di un appartamento in Via Carlo del Balzo. Nessun elemento ci indica che quella asta è stata turbata. Nessun elemento di prova ci indica i mezzi con cui si sarebbe compiuta la turbativa. E Livia Forte che dopo il suo arresto asserisce che due napoletani diedero a Barone e Formisano 10mila euro per non fare rialzi in un’asta. La difesa ha cercato di fare dell” interrogatorio del 14 aprile 2021, perché diventasse patrimonio conoscitivo del Tribunale. Nei primi due interrogatori la Forte descrive i due signori che hanno sborsato i diecimila euro. Non parla mai di una procedura specifica e parla del 2018/2019,.dice che ha tra i 50 e i 60 anni, Il Guerra all’epoca aveva 41 anni e Di Costanzo 70 anni. Si ricordava che uno si chiamava Michele, nessuno dei due si chiama così. Non parla di Via De Renzi o Via Del Balzo, ma genericamente di Piazza Macello. Non parla di Petruzziello, presente all’asta ma di Formisano e Barone. Il verbale è firmato da Petruzziello, quindi è certo che era presente in quella procedura di asta e lo è altrettanto che non c’erano Barone e Formisano.

Lo dicono i testi ed in particolare l’ingegnere Lima. Nell’interrogatorio del 14 aprile 2021, Livia Forte va a dire che quello immobile non riguardava Piazza Macello. Non la ricorda in maniera così nitida da consentire di accusare chi non c’entra nulla in questa vicenda. Non è possibile che il ricordo della Forte sia allineato a quanto avvenuto il 22 marzo 2019. Illogico che, senza nessuno accordo tra di loro, Guerra e Di Codtanzo potessero a margine di un’asta avere diecimila euro in contanti. Le dichiarazioni della Forte sono un’iperbole. Perché è lei stessa che le corregge e le integra..Ci troviamo in una condizione in cui nemmeno la gravita indiziaria può essere utilizzata. Guerra e Di Costanzo non possono essere accostati in nessun modo all’organizzazione. Qui non ci sono esecutati, nessuna prova di prelievi in contanti eseguiti quella mattina, nessuna prova di un accordo piuttosto dell’imposizione. Abbiamo Petruzzo e Giordano che escludono una partecipazione all’associazione.

Il materiale Investigativo è neutro. Quello che c’è in questo procedimento necessario a coprire quello che non c’è, per motivare una sentenza di condanna. La difesa ha cercato di chiedere a Petruzzo e Giordano particolari sulle dichiarazioni della Forte del 14 aprile 2024, ma entrambi pero’ non hanno riferito di nessun riscontro telefonico a carico degli imputati”. Per l’avvocato Anzalone a smentire le dichiarazioni della Forte, oltre alla stessa imputata, ci sono altri fatti decisivi: “Nessun rapporto hanno avuto con Formisano e Barone o con Aprile o qualsiasi altro imputato di questo processo”. E ancora sulle prove che sono emerse e sui mancati riscontri alle dichiarazioni della Forte: “Lo stesso Barone chiarisce che non era presente all’asta e ci spiega che Petruzziello non poteva rilanciare.

La prova è il rapporto riepilogativo delle dichiarazione della Forte, che smentisce se’ stessa” per concludere come: “Non c’è nessun allineamento tra i riscontri tra il fatto raccontato dalla Forte e quanto emerso nel corso dell’istruttoria”. Indagini mirate a sostenere l’°accusa a prescindere dalla descrizione che ha fatto la Forte, dal loro nome di battesimo, questo per sostenere la traiettoria evolutiva delle indagini, che però è tornata su se stessa, visto che la Forte ha dovuto ritornare su se stessa. Rimane indimostrata la turbativa. Le indagini manchevoli, individuando l’asta sbagliata, perche’ non è quella a cui fa riferimento Livia Forte”. La prossima udienza il 26 aprile.