Il presidente della Confesercenti provinciale di Avellino, Giuseppe Marinelli, ha partecipato all’Assemblea annuale nazionale dell’organizzazione, che si è svolta a Roma, portando il proprio contributo di analisi e proposte al dibattito, insieme ad una testimonianza sulla situazione dell’Irpinia e delle criticità che si registrano nel commercio e nel terziario in generale, soprattutto per le piccole attività e i negozi di vicinato.
All’appuntamento erano presenti, oltre al nuovo numero uno della Confesercenti nazionale, Nico Gronchi, diversi rappresentanti istituzionali ed esponenti del settore economico e imprenditoriale.
Al centro dell’iniziativa il tema “Lavoro, impresa, coesione sociale: le leve per il futuro del Paese”.
“Le esperienze e i dati – afferma Giuseppe Marinelli – che emergono dai territori e dall’intero Paese evidenziano sempre più la stretta connessione che esiste tra il lavoro, il livello occupazionale, le condizioni di lavoro e di reddito e lo sviluppo o l’arretramento delle imprese, in particolare delle attività di piccole dimensioni che costituiscono l’ossatura del tessuto produttivo e commerciale e dell’economia italiana. Parlare di lavoro per noi significa parlare di lavoro autonomo, di lavoro dipendente, del lavoro dei professionisti e dei collaboratori; significa avere il coraggio di parlare di povertà del lavoro anche per imprenditori e autonomi, di contratti, di welfare e bilateralità; significa, cioè, parlare dei temi che ruotano intorno alla persona, alla dignità delle donne e degli uomini che ogni giorno contribuiscono allo sviluppo economico e sociale della provincia di Avellino, delle aree interne, del Mezzogiorno e del Paese.
A fianco delle fragilità del sistema produttivo, del sistema Italia, in un quadro globale caratterizzato da forti tensioni che hanno ricadute negative anche sui territori, il punto di maggiore ed evidente criticità è proprio il lavoro”.
“Il lavoro – prosegue il dirigente dell’associazione di categoria – pur essendo l’architrave della società e della Repubblica, come sancito dall’articolo 1 della Costituzione, presenta fragilità e contraddizioni progressivamente più marcate. L’inflazione e un sistema contrattuale sempre più esposto al dumping, alla riduzione delle tutele e alla concorrenza sleale, stanno erodendo il valore del lavoro, indebolendo tanto i lavoratori quanto le imprese. Non si tratta di una percezione: i dati sono inequivocabili. Tra il 2019 ed il 2024, i redditi da lavoro reali – cioè al netto dell’inflazione – sono diminuiti in media del 3,7 per cento: circa 1.700 euro in meno per lavoratore.
Se allarghiamo l’orizzonte d’analisi al 2007, la perdita di valore del lavoro è ancora più evidente. In questi 17 anni, il reddito dei lavoratori si è ridotto di ben 4mila euro. Per gli autonomi la perdita è eclatante: -9.800 euro. Un tracollo di un quinto del potere d’acquisto. Dietro questi numeri c’è un tessuto di piccole e medie imprese, ditte individuali, imprese familiari che stanno abbandonando i territori, un fenomeno che in aree economicamente più svantaggiate, come l’Irpinia, si trasforma in un processo di desertificazione inarrestabile”.
“Una situazione inaccettabile – conclude Marinelli – che richiede interventi urgenti e strutturali. E’ necessario restituire dignità e tutela al lavoro e salvaguardare un tessuto di piccole e medie imprese, ditte individuali, imprese familiari che sempre più spesso chiudono o sono alle strette”.

