Ariano – Riserbo sui carceri che ospitano i componenti del ‘branco’

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Ariano Irpino – Non doveva trapelare ma dopo poco la notizia del trasferimento ad ignote destinazioni dei componenti del ‘branco’ di Ariano Irpino ha fatto il giro di tutta l’Irpinia. Secondo fonti ufficiose, il provvedimento sarebbe stato adottato di comune accordo dal Procuratore della Repubblica di Ariano Irpino Amato Barile e dal direttore della Casa Circondariale del Tricolle Salvatore Iuliani. A spingere le istituzione a porre in essere il trasferimento sarebbe stata l’ ‘incompatibilità ambientale’ dei detenuti. Il cambio di ‘location’ sarebbe avvenuto nella tarda serata di ieri… Top secret sulle strutture carcerarie che hanno accolto Carmine Cocca, Alberto Intonti, Liberato Scarpellino, Flavio Rubino, Giorgio del Vecchio, Ciro Torraco e Marco Scaperrotta. Intanto il Tribunale della Libertà di Napoli ha accolto la richiesta del penalista Italo Benigni sulla scarcerazione del suo assistito: l’ex calciatore terzino dell’Ariano Simone De Medici è riuscito a godere del provvedimento degli arresti domiciliari in attesa della decisione del Giudice per le Indagini Preliminari Gabriella Buonavolontà – che ha emesso i provvedimenti restrittivi su richiesta del Sostituto Procuratore Daniela Tognon – di rinviare a giudizio o meno coloro che sono caduti nella ‘rete’ della Giustizia del 21 aprile scorso. Ricordiamo che durante l’interrogatorio di garanzia avvenuto lunedì scorso, il calciatore si era professato innocente ovvero estraneo ai presunti episodi di violenza carnale nei confronti delle quattro ragazze di Ariano, che all’epoca dei fatti ricordiamo erano minorenni. Inoltre De Medici ha affermato di aver fatto uso sporadicamente delle cosiddette droghe leggere ovvero di aver fumato qualche spinello. Droga dunque utilizzata solo per uso personale e non ai fini dello spaccio. In merito al trasferimento dei detenuti, all’incompatibilità ambientale si sarebbe aggiunta anche la protesta degli stessi: dal giorno dell’arresto infatti non solo hanno scelto di ‘non rispondere’ alle domande degli inquirenti ma anche di scioperare rifiutandosi di mangiare. (e.b.)

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