Ariano Irpino – De Mita intercetta il voto dei moderati

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Ariano – Una politica che è capacità di rappresentanza ‘adeguata’. Una legge elettorale che, seppur sbagliata, va sfruttata. Interessi che vanno accordati alle grandi speranze della politica. Tre principi che catalizzano l’attenzione di tutti coloro che ieri mattina hanno preso parte all’appuntamento della Margherita sul Tricolle. De Mita, Mancino, Anzalone, De Luca, Sena, Covotta, Giuseppe De Mita,Eugenio Salvatore, Sergio Morella, De Blasio, Repole, Romano, Maselli, Foglia. Ed ancora i sindaci Sirignano, Martino, Ciasullo, Ianniciello, il manager AslAv1,Granata. Una Margherita – quasi al completo – che aprendosi al futuro fa continuare un’antica storia. “Sbaglia chi pensa che la politica sia una risposta ai bisogni. La politica è creazione di speranze”. Il suggerimento avanzato dal leader del partito, Ciriaco De Mita, serpeggia tra l’attenzione dei presenti come un motto che farà storia. E’ un De Mita sicuro e forte a parlare. Un leader che tra uno spiccato senso pratico ed un carisma di indubbia consistenza non limita il suo percorso dialettico alle sferzate al governo ma si sofferma sull’essenza della vera politica. Quella che a volte finisce con l’acquisire un ruolo che non sempre le compete. “Il bravo pilota è quello che riesce a raggiungere il massimo risultato con la benzina che ha a disposizione. Oggi nella nostra provincia assistiamo ad un recupero della memoria. Ma non solo. I più attenti alla convenienza immediata si sono collocati da una parte, i più attenti alla convenienza futura da un’altra. Questo è l’atteggiamento che ci ha diviso. C’è un grande movimento, non nel senso dello smottamento ma del recupero. Il disastro che Berlusconi ha introdotto è palese. Un presidente del Consiglio che apre un conflitto con le istituzioni, piuttosto che svolgere il suo ruolo di mediatore, compie un passo falso. Ma per lui questa è la politica: non interesse generale ma interesse personale”. Un atteggiamento che avrebbe quindi condotto ad una vera inversione di pensiero da parte dell’opinione pubblica. “Il mutamento dell’orientamento elettorale è un processo lento e graduale e oggi fa registrare dati positivi per il centrosinistra… perché noi le elezioni politiche le vinceremo. Un ruolo emblematico, oggi, è quello svolto dall’emotività dell’appartenenza. Per una posizione ‘esigenziale’, camminiamo insieme a gente di sinistra. C’è disponibilità a convergere. Questo non è già voto ma solo esigenza e curiosità di voto. A questo rispondiamo con una riflessione basata sul recupero della cultura e dei bisogni. E si cresce quando è possibile condividere un percorso comune. La politica è un po’ come la medicina: il bravo medico viene fuori quando la patologia è grave. In questo caso, con la cultura che hai, ti inventi una risposta. Anche la politica risponde a questa logica e si trova a governare processi di cambiamento che non possono essere mai fermati”. Un principio che risuona come un’azione: forse un tentativo, peraltro estremamente diplomatico, di intercettare il voto moderato. Poi i chiarimenti: “L’elemento essenziale della politica è la laicità, solo la laicità la rende autonoma. I cittadini hanno preso coscienza che il valore della vita è il convincimento dell’accrescimento della dignità della persona”. Alla presa di coscienza segue poi il personale punto di vita: “Fino a quando un problema lo puoi evitare, discuti. Se il problema c’è allora affrontalo. Oggi, dunque, non dobbiamo discutere su una legge elettorale sbagliata ma piuttosto dobbiamo arrivare alla vittoria con una legge elettorale sbagliata. Per questo il mio discorso devo impostarlo così: ad Ariano il candidato non c’è perché il sistema non lo consente. Io e Mancino vi rappresentiamo bene. Votateci ed il problema è risolto”. Ma l’incitamento non basta e lo stratega nuscano passa all’obiettivo: “L’Ufita e l’Ofanto diventeranno il centro della Campania. Per far questo occorre che il programma di costruzione delle strutture logistiche cambi natura. Per far questo occorre votare a favore del centrosinistra”. Pregnante anche l’intervento del senatore Nicola Mancino, che preferisce piuttosto soffermarsi in maniera ironica ed a tratti ‘scansonata’ su una legge elettorale “…fatta a dispetto degli italiani che devono subirne le conseguenze. Oggi, al contrario del passato, si chiede il voto non per se stessi ma per 30 candidati che si presentano in solidarietà tra loro. Fattore che mi spinge a porre la questione in questi termini: ‘non scrivete il nome relativo alla preferenza altrimenti il voto è nullo’”. Dopo il sarcasmo la presa d’atto: “Non intendo soffermarmi sui sondaggi ma sui problemi. Su quei problemi creati da una maggioranza che così solida non si era più avuta dai tempi di De Gasperi. Vinceremo le elezioni ma avremo difficoltà a governare a causa del quadro drammatico che erediteremo dal centrodestra”. Un quadro poco edificante che termina con una presa di coscienza: “L’Europa cammina e noi siamo il fanalino di coda”. (di Manuela Di Pietro)

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