Ariano in vetrina, tra cultura, arte e gastronomia. A fine mese la tre giorni che animerà il borgo ufitano e l’antico Castello

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Ariano Irpino – Dopo il successo di “Castello aperto” Ariano si prepara a vivere altri tre giorni di cultura, arte e gastronomia. Succederà i prossimi 23, 24 e 25 aprile quando “Ariano in vetrina” porrà per l’ennesima volta al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica la bella località irpina. La manifestazione, con la quale l’amministrazione spera di ottenere il successo delle scorse edizioni, proporrà a turisti e locali un suggestivo viaggio tra prodotti tipici del luogo, presenti nei negozi aperti durante tutta la durata della manifestazione, spettacoli e bellezze storiche della cittadina irpina. Tra queste, in primo piano, il Castello che dopo il successo ottenuto in occasione delle scorse festività pasquali si prepara ad aprire nuovamente le sue porte ai visitatori provenienti da tutta la Regione. Le origini del castello risalgono ad un documento del Consiglio di Castiglia al tempo di Filippo IV, re di Spagna e di Napoli. In detto documento si legge che la città di Ariano era dotata di una piazza d’armi e di un antico castello di non facile espugnazione, munito di torri d’avvistamento, fossati a secco, mura e fortini. Ancora oggi è facile comprendere la posizione strategica che il castello occupava, circondato da barriere naturali, scoscendimenti e dirupi e dominante le valli dell’Ufita, del Miscano e del Cervaro. L’impianto planimetrico del castrum è trapezoidale con quattro torri troncoconiche angolari,comunicanti tra loro a mezzo di corridoi che si aprono lungo le mura perimetrali. In sommità sono i ruderi dell’antico mastio da cui, secondo la tradizione, si scorgeva, attraverso la gola di Monteleone, il Golfo di Manfredonia. Le torri sono composte di due vani, uno superiore e l’altro inferiore, che prendono luce ed aria da bocchetoni cilindrici o talvolta biconici. Inoltre, sono ancora visibili le caditoie, intercalate dagli orecchioni, usati per le comunicazioni rapide tra le milizie operanti lungo le merlature e le postazioni nei piani sottostanti. Metà della fortezza, oggi, è interrata e, chi visita la torre Est, accessibile dal piano inferiore a mezzo di due rampe di scale, si accorge di trovarsi al di sotto del livello stradale. Nel vano interrato si aprono tre ambienti con postazioni a semiluna, con feritoie per colubrine medie e passavolanti. Sul lato sud sono le due torri, Madonna degli Angioli e S. Eliziario, tra le quali si apriva, nella prima cinta, un primo ingresso con fossato e ponte levatoio, e nella seconda, la porta principale con un secondo fossato ed altro ponte levatoio. Nel 1992 è stata condotta una campagna di ricerche archeologiche nella zona settentrionale del castello, in prossimità della torre nord-occidentale. Queste indagini hanno permesso di chiarire la natura di tre strutture murarie rinvenute nell’area della torre. Quella più a sud rispetto alla cinta muraria settentrionale angioina-aragonese corrisponde alla recinzione della prima fase insediativa del castrum arianese; la seconda struttura muraria rappresenta la recinzione settentrionale normanno-sveva con torre quadrangolare; infine, la recinzione e la torre quadrangolare di nord -ovest sono state riprese e potenziate nel periodo angioino-aragonese. Tutt’intorno all’area del castello si estende la villa comunale, magnifico parco e meta di villeggianti, con una superficie interamente coperta dall’ombra di secolari alberi. Qui, dopo aver attraversato il viale degli elci, sulla destra, incorniciato da pini marittimi, si scorge il monumento a Pietro Paolo Parzanese, opera dello scultore A.Balzico.

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