Appalti e corruzione, arrestato il presidente della Provincia di Salerno Alfieri

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SALERNO- Arrestato nella mattinata Franco Alfieri, attuale sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, esponente del Pd. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali nei confronti suoi e di altri cinque indagati cui risultano contestati a vario titolo i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio.Secondo le risultanze investigative, condivise dal gip che ha firmato il provvedimento, quell’appalto sarebbe stato manipolato dagli indagati per favorire l’aggiudicazione alla Dervit. La ricostruzione si basa essenzialmente su intercettazioni e sugli esiti dell’esame della documentazione, anche informatica, acquisita nel corso di perquisizioni svolte il 30 gennaio 2024.
Gli altri indagati, per i quali sono stati disposti gli arresti domiciliari, sono Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale della società Dervit Spa; Elvira Alfieri, legale rappresentante di Alfieri Impianti Srl e sorella del sindaco; Andrea Campanile, dipendente del Comune di Capaccio e parte dello staff del sindaco; Carmine Greco, responsabile tecnico del Comune di Capaccio e RUP dei procedimenti per i quali sono state riscontrate le presunte irregolarità.Ai sei vengono contestati, a vario titolo, i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Le Fiamme Gialle, durante l’esecuzione dell’ordinanza, hanno contestualmente proceduto al sequestro, in denaro o per equivalente, di oltre 543mila euro.
Nel dettaglio, Campanile e D’Auria, operando rispettivamente per conto di Franco Alfieri e di Vittorio De Rosa (rappresentante legale della Dervit), molto tempo prima dell’indizione delle gare avrebbero concordato le strade da inserire nel progetto, tempi e costi degli interventi e tutti gli altri dettagli, sicuri che gli appalti sarebbero stati affidati alla Dervit; la società, tramite propaggini organizzative, avrebbe provveduto alla materiale redazione degli atti delle due procedure a seguito degli accordi tra i due. Carmine Greco, su mandato del sindaco Alfieri, avrebbe conferito un incarico in una delle procedure ad un professionista esterno, affinché questi firmasse gli atti che erano stati redatti dalla Dervit, assumendosi la paternità dell’elaborato e in cambio di un pagamento di circa 70mila euro, poi materialmente non corrisposti.
In un altra procedura Greco si era assunto personalmente la paternità degli atti, che sarebbero stati anche in quel caso predisposti dalla Dervit. Infine, l’uomo avrebbe fatto in modo che gli altri partecipanti alla gara d’appalto fossero società compiacenti o prive dei requisiti, per “blindare” l’aggiudicazione alla Dervit.

Un ulteriore profilo di illegittimità, si legge nella nota diffusa dalla Procura a firma del procuratore Giuseppe Borrelli, è stato individuato nel ricorso ad una procedura di gara, il cui vincitore sarebbe stato deciso in anticipo, aggiudicata con un ribasso del prezzo a basse d’asta che era stato del 17% nella prima gara e del 5% nella seconda, “benché la DERVIT S.p.A., peraltro in ATI con altra impresa, fosse già stata incaricata della manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto di illuminazione del comune di Capaccio con contratto di concessione che prevedeva che qualsiasi intervento, anche innovativo, sull’impianto di illuminazione stesso, dovesse essere svolto dall’ATI, con un ribasso pari al 33%”. In merito al secondo appalto, quello relativo all’illuminazione, l’aggiudicazione alla Dervit sarebbe stata effettuata in violazione del principio di rotazione nell’affidamento delle commesse pubbliche previsto dal nuovo codice degli appalti. Inoltre il Comune di Capaccio, per ottenere il finanziamento della seconda gara dalla Regione Campania, aveva presentato una dichiarazione (a firma del sindaco Franco Alfieri) in cui affermava che l’impianto di illuminazione locale era gestito da una società “in house”, mentre in realtà era stato affidato alla Dervit in Ati (associazione temporanea di impresa).
L’erogazione del finanziamento era stata però prima ritardata, poi sospesa, e il Comune di Capaccio, su impulso del Sindaco, per garantire la regolarità dei pagamenti alla Dervit, “aveva approvato una perizia di variante, per un valore netto di € 160.692,26, nell’ambito della procedura relativa all'”intervento di adeguamento, ampliamento e efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale – 1° lotto funzionale” (CUP: H49J21012410004 – CIG: 9409921077)”. Anche la perizia di variante sarebbe stata adottata previa predisposizione degli atti da parte della Dervit. In cambio degli appalti ottenuti, secondo la ricostruzione accusatoria, la Dervit avrebbe concesso alla Alfieri Impianti (legalmente rappresentata da Elvira Alfieri ma che sarebbe di fatto riconducibile al fratello Francesco), in subappalto e sub-affidamento, parte dei lavori, che la società si era aggiudicata a Battipaglia tramite gara d’appalto di quel Comune (procedura allo stato non oggetto di contestazioni), per un ammontare complessivo superiore a un milione di euro oltre ad una somma di 250.302,60 euro.
“Identico provvedimento cautelare – conclude la nota del procuratore Borrelli – ha avuto ad oggetto la somma di ammontare pari ad €293.545,263, corrispondente al profitto conseguito dalla DER VTI spa derivante dal reato di corruzione”.