Anzalone: “Non sbraito e… attendo segnali”

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di Teresa Lombardo – Soddisfatto del lavoro svolto come assessore al Bilancio, al Demanio, alle Politiche del Mediterraneo. Conscio di una Sanità madre di tutte le battaglie di risanamento. Lucida l’analisi di un politico, l’on. Luigi Anzalone che a torto o a ragione ha cavalcato la scena degli ultimi 30 anni: da capogruppo dei Ds al comune di Avellino, a segretario provinciale del partito di Berlinguer, a ex presidente della Provincia, all’incarico assessoriale di Palazzo Santa Lucia. Consapevole di lasciare un’indubbia eredità, non sbraita ma è a disposizione di un partito la Margherita e del suo leader Ciriaco De Mita, a cui spetta la decisione di candidarlo oppure no. Una certezza: si adopererà ad ogni modo per un centrosinistra “strano” caratterizzato da una unità mai vera e duratura. Sottile per certi versi… va al dunque. Senza preamboli dice la sua in merito ad una condizione quella della Quercia irpina che vede l’asservimento a D’Ambrosio. “Una parte dalemiana, costituita anche dal presidente De Simone si è accovacciata sotto D’Ambrosio”. Diretto, non manca di dare qualche consiglio allo stesso De Mita: in nome della politica… si punti alle idee e al rinnovamento. Lungo, l’excursus del giornalista – filosofo – che lo vede appassionarsi su un’attività, quella di assessore al Bilancio, a volte al centro di polemiche. A lui la domanda su una delega spesso contestata.
“Credo senza presumere di me, che posso essere soddisfatto del lavoro che ho svolto alla Regione Campania e di aver contribuito, seguendo le indicazioni del presidente Bassolino, ad imprimere una vera svolta nell’istituzione bilancio. Non mi è difficile affermare questo enunciato. Quando sono stato nominato assessore (4 giugno 2001) i conti consuntivi erano fermi al 1996. Nel giro di poco più di due anni, ho provveduto a fare redigere tutti i consuntivi ed ho realizzato nel 2003 l’allineamento tra bilancio preventivo e consuntivo. Che quest’anno è stato ribadito. Di più. Da due anni a questa parte il bilancio preventivo è stato presentato prima della fine dell’anno (il 24 novembre 2004). In tal modo la Giunta regionale ha contraddetto ad una prassi trentennale di superare lo stampo, che definisco, spagnolesco borbonico. Non sono fatti puramente tecnici ma ricadute sulla vita della comunità. Avendo messo in ordine i conti e avendo provveduto a fare i bilanci ‘verità’, abbiamo potuto colmare l’enorme gap: abbiamo fatto ottenere alla Campania due Rating da agenzie accreditate nel mondo: la Moody’s e la Standard&Poors. Il tutto ci consente di ottenere tassi di sconto inferiori”. In sostanza: “Fare consuntivi ha significato: mettere ordine nel bilancio; ottenere Rating; ripulire il bilancio da voci di debiti e crediti che non avevano fondamento. Gli stessi bilanci preventivi sono stati fondati su dati oggettivi. Abbiamo potuto imprimere rigore alla spesa. Essendo al Demanio ho chiuso il self – service aggiornando i canoni di fitto. Ho portato avanti una procedura tesa ad eliminare i fitti passivi. Abbiamo acquistato il palazzo della Regione, nel 2004 è stato acquistato lo storico palazzo Santa Lucia. Contemporaneamente stiamo procedendo alla dismissione degli appartamenti della Regione. Perché non essendo un’agenzia immobiliare finisce per far deperire gli immobili. Come assessore ai Rapporti con il Mediterraneo, ho realizzato un convegno internazionale. Recentemente ho firmato a Roma un protocollo ‘Regione Campania, Stato Italiano’ con il quale diventiamo partner con il Libano”.
E… la sanità, ad oggi in grave sofferenza?
“La sanità è la madre di tutte le battaglie di risanamento del bilancio. E’ una battaglia lunga e difficile per tre ragioni: 1) abbiamo ereditato un debito di 5 mila miliardi di vecchie lire; 2) lo Stato italiano continua a sottostimare il fabbisogno sanitario. Ci assegna quote che poi non ci dà; 3) la salute è diventata la spesa più importante, ma in Italia non si dà il giusto valore. Bisogna lottare gli sprechi; elevare la qualità delle prestazioni ospedaliere”.
Quali sono oggi le sue ambizioni. Mi spiego meglio: ha ricoperto un’importante carica, vorrebbe continuare su questa scia e soprattutto quale è il progetto che vorrebbe realizzare?
“Nella mia vita amministrativa e politica ho fatto molto: sono stato segretario dei Ds, giornalista, …. presidente della Provincia… Non sono un leader, ma non posso certo dire di non aver calcato la scena nell’ultimo trentennio”. Ad ogni modo “tre sono le cose non concluse: 1) un processo attraverso il quale il nostro bilancio possa conoscere un’organizzazione tale da raggiungere il pareggio tra le entrate e le uscite; 2) convinto come sono delle mie qualità morali elevate e della competenza politica, vivo con dispiacere che non sarò io l’assessore al bilancio che opererà nel settore internazionale; 3) un contributo efficace al risanamento del settore sanitario. Anche se ho segnato una svolta. Il mio operato non trova precedenti. Sono convinto che chiunque verrà – fosse pure in dannate ipotesi, anche se sono convinto che vincerà il presidente Bassolino – non ci sarà una contro svolta”.
La sua quindi un’eredità importante.
“Chi mi ha preceduto ha agito con indubbia moralità. Ma ciò non toglie che quella che lascio è un’eredità di ordine, moralità, innovazione”.
Regionali ormai alle porte. Impazzano le toto candidature. C’è incertezza su alcuni nomi. Certezza su altri, quali: De Luca, Sena e appunto Anzalone. Anche se voci dell’ultimora la danno in bilico. Potrebbe dipendere dalla disponibilità espressa dall’ex presidente della Provincia Maselli di presentarsi all’elettorato?
“Nel ’99 persi la candidatura alla Provincia che mi era stata garantita, perché continuai a lavorare fino all’ultimo. Ho uno stile che si lega ad un precetto moroteo: ‘gli uomini valgono per quello che sono non per quello che valgono’. Io ho altri interessi – mi dispiace peccare di vanità – al di fuori della politica. Tutto può essere in ipotesi motivo di dispiacere tranne che la mia candidatura. Non sto brigando contro gli altri. Mi comporto da persona seria e corretta. Mi limito a pensare che ci sarà un luogo e un giorno nel quale la Margherita irpina discuterà le candidature. Se la Margherita e De Mita riterranno utile la mia candidatura – e se mi troverò di fronte ad un’offerta leale ed amichevole – non avrò difficoltà ad accettare. Sono scevro da qualsivoglia impaccio o difficoltà che in luogo della mia, vi sia una candidatura più utile. Non mi agito. Non sbraito”.
Se non sarà candidato?
“Farò la campagna elettorale per il centrosinistra e la Margherita come se lo fossi”.
La sua appartenenza alla Margherita, come le fa considerare l’ipotesi di lista unitaria prospettata da Gianfranco Nappi?
“Sono assolutamente contrario alla lista unitaria che avrebbe come protagonisti Ds e Margherita. Equivarrebbe ad un matrimonio tra un uomo e una donna che si sono sempre odiati. Chi li vedrebbe sull’altare penserebbe ad un matrimonio di interesse. Invece più vincente un accordo fondato sulla ricandidatura di Bassolino; su un programma forte ed avanzato e anche su una intesa politica che garantisca maggiore stabilità alla maggioranza e al governo. Ciò non toglie che avverto molto l’esigenza di discutere sul futuro delle forze riformiste dell’Ulivo. Il tutto significa fare una scelta: o ritenere che la Federazione sia il massimo dell’unità possibile per un lungo periodo oppure dire che mettiamo in conto l’ipotesi dell’approdo democratico. Credo che sarà un problema all’indomani delle regionali, ma soprattutto del 2006 se – come sono convinto e spero – si concluderà con una vittoria del centrosinistra”.
Come reputa lo stato di salute del centrosinistra irpino?
“Il centrosinistra è un soggetto strano: in realtà non è mai nato perché non c’è stato mai un accordo vero. Un accordo duraturo. Certo è che stravince con il 60 – 70 per cento”.
Come spiega quest’apparente contraddizione?
“Con un rinvio al passato e un riferimento al presente. L’Irpinia aveva una forte Dc, ma anche un forte partito Comunista e Socialista. Il riferimento al presente è il sentimento che permea molto il popolo. Noi abbiamo una classe dirigente che continua a durare – tranne qualche eccezione – grazie al fatto che la classe diretta (ovvero gli elettori) essendo più avanti, le garantisce un grande consenso”.
All’indomani del Congresso provinciale, i Ds sono apparsi piuttosto spaccati, anche intorno all’elezione dei vertici del partito: D’Ambrosio – Aurisicchio. Come spiega un tale strappo?
“La spaccatura nei Ds è fasulla perché l’egemonia di D’Ambrosio è totale. Tant’è vero che una parte dalemiana, costituita anche dal nuovo presidente della Provincia, si è accovacciata sotto D’Ambrosio”.
Dai Ds alla Margherita. Se dovesse dare un consiglio a De Mita, quale sarebbe?
“La Margherita è un partito molto forte. Mi permetterei di consigliare di impegnarsi in una battaglia di idee e rinnovamento”.

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