Antimafia, il Procuratore Airoma: ricostruire tessuto morale e sociale vero impegno contro le mafie

0
1007

ROMA – “Dico spesso che di mestiere faccio il pessimologo, sono abituato cioè a vedere il male in azione. Tuttavia, quello che più mi addolora constatare e’ che da qualche tempo il male non sia più chiamato con il suo nome. Si racconta che un giorno dei discepoli domandarono a Confucio su quale sarebbe stato il suo primo gesto se fosse stato eletto imperatore della Cina. “Comincerei con il fissare il significato delle parole” rispose il saggio e aggiunse: “perché quando le parole perdono di senso, i popoli perdono la libertà” . E’ giunto il tempo di ridare senso alle parole e alle azioni e di ricostruire il tessuto morale e sociale delle nostre comunità. Il tempo di riappropriarci di una dimensione verticale del bene comune”. E’ una terapia sociale, una visione antropologica e nuova quella che nel suo intervento introduttivo al Convegno che si sta svolgendo presso la Sala Capitolare del Palazzo della Minerva a Roma, promosso dal “Centro Studi Rosario Livatino” ha proposto come dato di partenza del confronto il Procuratore della Repubblica di Avellino e vicepresidente del Centro Studi Livatino Domenico Airoma. Per cui “Siamo chiamati ad un’ascesi sociale che presuppone l’ assunzione di un impegno di una decisione, che riguarda ogni ambito della nostra vita. Perche’, vedete, se quella mafiosa crede di essere in fin dei conti una risposta ad una domanda di senso, la nostra non può che essere una scelta di vita. Coerente e credibile”.

E’ stato lo stesso Airoma a spiegare come la scelta del titolo del confronto non sia affatto casuale: “Ho preso a prestito questa intitolazione dell’ecologia integrale, altro tema a cui sono particolarmente legato” anche perché “antimafia integrale come ecologia integrale vuole intendere un modo diverso di considerare il fenomeno mafioso. Non solo come un problema criminale, ma anche e sopratutto come manifestazione di una crisi più profonda, che riguarda l’uomo in tutte le sue dimensioni. C’e’ un giudizio, espresso da Giovanni Falcone, che mi ha fatto sempre riflettere sulla necessità di superare un approccio settoriale o meramente sociologico alla questione mafiosa ed e’ quando avverte che se vogliamo combattere efficacemente la mafia, non dobbiamo trasformarla in un mostro, né pensare che sia piovra un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci rassomiglia. In che cosa allora simili alla mafia? Non certo nel ricorso alla violenza, anche se la mafia ritiene il ricorso alla violenza come extrema ratio. Neppure forse nella ricerca spasmodica del profitto, pure questo non esaurisce affatto la ragione sociale nelle aggregazioni mafiose. Il potere, dunque? Eppure si potrebbe semplicemente obiettare che quello mafioso è un potere senza regole che non siano quelle imposte dagli stessi mafiosi. Tuttavia qui il confine inizia ad essere evanescente. La questione del limite del potere rimanda necessariamente ad un’etica pubblica condivisa, ad un universo di valori, starei per dire non negoziabili. Rimandano alla dignità perciò non opinabili. Ma se oggi cari amici e cari amiche, viviamo allucinati, direi imbevuti di un dogma di relativismo assoluto, dove bene e male sembrano diventati concetti da guardare quasi con sospetto. Allora dove e come fissiamo questo limite? Chi stabilisce quale opzione è lecita o non lo è? Questa domanda che una volta mi è stata posta da un giovane camorrista. Ed e significativo che in tale vuoto morale ne approfittano ancora una volta I mafiosi, che come ricorda sempre Giovanni Falcone, in un mondo privo di riferimento, tendono a conservare la cultura dell’appartenenza e la fedeltà a valori fondamentali. Ed un effetto coerente di tale sisma etico sembra essere anche quello di tanti giovani, trasformati in tanti “vuoti a prendere”. L’incontro, moderato da Daniela Bianchini, componente del Consiglio Superiore della Magistratura, registra la partecipazione di Antonio Balsamo, Giudice ad hoc della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, Claudia Caramanna, Procuratore Minori Palermo Chiara Colosimo, Presidente della Commissione Antimafia, Tano Grasso Fondatore della Federazione Antiracket italiana, Giovanni Melillo, Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Mons. Antonino Raspanti, Presidente della Conferenza Episcopale Sicilia. Le conclusioni saranno affidate a Mauro Ronco, Presidente del “Centro Studi Rosario Livatino”

(Aerre)