L’analisi – Tutti i rischi di Tesser. Avellino reattivo ma il salto di qualità non arriva

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Il tecnico biancoverde ha forzato alcune scelte a livello fisico nell’ultimo periodo ricevendo in cambio infortuni muscolari più gravi. I lupi hanno smarrito la continuità.

Dal dopo Vicenza, l’Avellino ha indubbiamente accelerato il passo mettendosi alle spalle il deludente rendimento del primo mese di campionato. Ora la squadra biancoverde è certamente più viva e reattiva, anche se le luci vengono spesso offuscate dalle ombre che soffocano il salto di qualità verso la classifica che conta.

Così, l’ombra di Pescara ha annientato la luce del turno precedente con il Latina. Lo stesso dicasi per il crollo di Crotone che ha impedito ai lupi di dare continuità al blitz di Terni e al successo sull’Ascoli in sequenza. I risultati dicono che l’Avellino non è ancora pronto per la parte sinistra della graduatoria.

A giudicare dall’atteggiamento mostrato nel primo tempo di Pescara, Arini e compagni sono apparsi quasi rassegnati in partenza ed impotenti al cospetto dello strapotere tecnico degli abruzzesi, capaci di arrivare in porta con pochi tocchi per le vie centrali percorse da abili palleggiatori del calibro di Verre, Memushaj e Benali. In buona sostanza, l’Avellino ha fatto di tutto per farsi del male, procurandosi l’episodio del calcio di rigore a proprio sfavore giunto, come a Crotone, verso la fine della prima frazione. E’ stato il coronamento di una condotta troppo passiva e rinunciataria che a Tesser non è andata proprio giù.

Diametralmente opposto il tema della ripresa con l’Avellino che, seppur dopo il secondo schiaffo, ha reagito consegnando al proprio allenatore spunti di consolazione dai quali ripartire. Il gol di Zito e quello di Mokulu, se non altro, hanno certificato la voglia di lottare fino all’ultimo di una squadra che in altri tempi, quelli di inizio torneo, si sarebbe dissolta senza appello. Ciò grazie anche alle parate di Frattali che fino all’ultimo ha tenuto a galla i suoi.

I biancoverdi non hanno lasciato nulla di intentato, in maniera tardiva, ma alla fine è arrivato il sesto ko stagionale, il secondo di fila in trasferta che impantana i lupi nella bagarre di una classifica cortissima nelle sue zone medio-basse e che non preoccupa, o al massimo deve preoccupare relativamente, dal momento che basta una vittoria per ritrovarsi catapultati improvvisamente nella più appetitosa prospettiva play-off.

Certamente gli infortuni non tendono la mano a Tesser che a Pescara è stato costretto ad adattare in corsa Visconti nel ruolo assolutamente inedito di centrale sinistro della difesa a quattro. Una mossa obbligata che non ha creato scompensi all’Avellino che però ora deve fare i conti con numerose defezioni nel reparto arretrato. Schierando un Biraschi già non al meglio, Tesser si è preso i suoi rischi perché evidentemente non si fida in partenza delle alternative (vedi Nitriansky). Come a centrocampo, dove ad almeno due tra Arini, Bastien e Gavazzi, imprescindibili per gli equilibri non solo del reparto ma dell’intera squadra, avrebbero giovato un po’ di riposo e il loro disagio durante la partita lo ha dimostrato.

Gli infortuni sono componenti di sfortuna ma in questo caso perseverare in certe scelte, non certo di natura tecnico-tattica, alla luce dei casi Rea e Ligi è parso un po’ avventato da parte di Tesser. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso. E anche i numeri, impietosi, continuano ad inchiodare l’Avellino alle proprie responsabilità di seconda difesa più perforata del campionato al pari del Brescia. Con questi numeri, il salto di qualità è un’utopia.

 

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