L’analisi – A Trapani ha vinto la paura: l’Avellino deve tornare padrone del suo destino

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Il rischio per l’Avellino ora è quello di adagiarsi sulla negatività del momento, di appiattirsi. A Trapani si è visto un Avellino intimorito da tutte le sue insicurezze e per certi versi anche rassegnato a cedere il passo all’avversario, vuoi per le tante defezioni vuoi per l’incapacità a livello mentale di spezzare l’incantesimo.

Il ko siciliano certifica che l’Avellino è riuscito addirittura a fare peggio della prima parte di stagione, quella che ha preceduto la striscia di cinque risultati utili, collezionando la terza sconfitta di fila. Quella delle prime sei partite era una squadra alla ricerca dei propri equilibri interni, ma mai era sprofondata così fragorosamente con un tris di delusioni una in fila all’altra. Il pokerissimo del mese di ottobre si è rivelato una bolla di sapone che, una volta dissoltasi, ha messo di nuovo a nudo tutti i limiti tecnici della formazione biancoverde.

Attilio Tesser viene indicato dalla piazza come il primo responsabile del drammatico scenario che ora vede i lupi annaspare in zona play-out. La società però gli ha confermato la fiducia, o meglio non ha posto alcuna questione di fiducia nei suoi confronti ritenendo di poter e dover andare avanti con l’attuale guida tecnica, impotente di fronte alla miriade di infortuni che ne hanno minato le scelte di formazione nell’ultimo mese e mezzo.

Anche ieri il tecnico biancoverde si è ritrovato ad imbastire un reparto arretrato privo di cinque pedine. Le mosse di riproporre Zito, e non Giron, a sinistra e di presentare Petricciuolo al centro e Nitriansky a destra, e non viceversa, nella difesa a cinque però si sono rivelate poco felici.

Giudicare col senno di poi le scelte di un allenatore è un gioco da ragazzi. Basta non vivere la settimana come il timoniere che tasta il polso a ogni singolo calciatore e sentenziare al 91′ ed il gioco è fatto. Tesser ha motivato la seconda mossa spiegando che Petricciuolo difende meglio di Nitriansky, anche se il primo con ogni probabilità non ha mai fatto il centrale nella sua breve carriera ed i risultati si sono visti. Non è un processo sommario allestito in piazza per il calciatore che messo in condizioni migliori (esterno) avrebbe sofferto di meno.

Disquisizioni che si collocano comunque in un contesto di piena emergenza che Tesser, convinto di poter riavere Rea a Trapani, ha cercato di combattere con il minor margine di errore possibile. Il problema ora però diventa l’atteggiamento, il modo di porsi del gruppo nei confronti della caduta libera. Se le gare contro Pro Vercelli e Lanciano non segneranno il cambio di passo, allora la società non avrebbe altra scelta se non quella di prendere in seria considerazione l’opzione della scossa.

A Tesser non vengono addebitate particolari responsabilità rispetto alla gestione tecnico-tattica, ma la sua posizione verrebbe vagliata soltanto in riferimento al fattore motivazionale della squadra. Rassegnazione infatti è la parola che fa paura ai tifosi dell’Avellino abituati a vedere una squadra padrona più che rassegnata al proprio destino.

Frustrazione invece è quella utilizzata, in termini assolutamente bonari e comprensivi, nel post partita di ieri da Cosmi. Il verbo di un uomo che ha masticato il calcio dalla Prima Categoria alla Champions League non è affatto trascurabile, anzi fotografa al meglio lo stato d’animo di un Avellino giù di morale ma allo stesso tempo smanioso di dimostrare di essere ancora sul pezzo.

A guidarlo sarà ancora Tesser. Starà a lui dettare l’inversione di rotta. La Pro Vercelli è già alle porte, il campionato di Serie B non concede pause di riflessione. Ma forse meglio così per una squadra che ha la possibilità di ritrovarsi subito in quella che sarà la partita.

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