AVELLINO- “L’obiettivo che mi ha mosso è quello ovviamente di evitare che accada ad Avellino quello che è accaduto nella Terra dei Fuochi, dove la corte è Strasburgo ha parlato di fallimento sistemico delle istituzioni. Allora bisogna dare risposte e quello che compete all’autorita’ giudiziaria certamente e’ la repressione, ma anche la prevenzione, perché i reati ambientali sono reati di pericolo. Quindi bisogna ovviamente orientare sl piano investigativa verso i focolai di rischio per la salute, Quindi per capire questo dobbiamo avere dei dati scientifici. Questo è il senso del lavoro che stiamo facendo con l’Istituto Superiore di Sanita’”.
E’ cosi che il Procuratore della Repubblica di Avellino Domenico Airoma ha illustrato il senso dello studio sui rischi ambientali e sulla connessione con le patologie nelle zone maggiormente soggette alla contaminazione avviato con l’istituto Superiore di Sanita” e con la collaborazione di Arpac e Carabinieri Forestali. Questa mattina i dati preliminari dello studio e una prima mappa delle aree potenzialmente a rischio nella nostra provincia. Il quadro che ne esce viene descritto così dal capo dei pm avellinesi: ”
L’Irpinia è verde a metà, nel senso che c’è sicuramente un’area che è ancora verde, non presenta rischi ambientali importanti, ma c’è purtroppo un’altra area che questi rischi li presenta e che dunque vanno indagati. È chiaro che il lavoro che è stato fatto con l’Istituto Superiore di Sanita’ è un lavoro che e’ nella sua fase iniziale. Quello che noi vogliamo comunicare è una primo esito e c’è una mappatura del.rischio ambientale a cui poi farà seguito un’analisi della correlazione tra questo rischio ambientale e le principali patologie dalle quali risultano affetti purtroppo coloro che queste terre le abitano”. Airoma ha anche confessato di non aver mai immaginato di dover applicare lo stesso metodo usato per l’area Nord di Napoli e l’indagine sulla correlazione tumori- Terra dei Fuochi anche ad Avellino. “Devo dire che quando ho messo piede qua ad Avellino non avrei mai pensato di dover utilizzare anche per Avellino quel modello, lo devo dire con grande franchezza. Nel senso che davvero pensavo che questa fosse un’area largamente ancora incontaminata, appunto la verde Irpinia. Purtroppo ho realizzato che così non è”. E rispetto al lavoro preliminare che e’ emerso ha aggiunto: “Il risultato principale è questo che esiste, sicuramente un’area ancora verde incontaminata e ne esiste un’altra che non lo è. In qualche modo era già noto, questo però il risultato importante. Questo studio è aver capito che tipo di rischio ambientale e in queste aree e soprattutto quali sono i possibili focolai che generano questo rischio”.