Alto Calore, RSU: “A rischio il controllo pubblico del servizio idrico”

0
791
Alto Calore

“Le recenti discussioni sulla tariffa idrica, pur legittime in una società democratica, sono purtroppo degenerate in attacchi personali rivolti all’Amministratore Unico e ai dipendenti di Alto Calore e, pertanto, la RSU ritiene doveroso riportare il confronto su un piano di verità documentabile e rispetto reciproco. È necessario, infatti, distinguere tra ciò che è impopolare e ciò che è indispensabile per garantire un servizio pubblico essenziale come l’acqua.
Le sanzioni ARERA richiamate in questi giorni riguardano obblighi e performance dei bienni 2020–2021 e 2022–2023, quindi periodi precedenti all’attuale gestione. Allo stesso modo, la recente diffida ARERA per il mancato invio dei dati tariffari nasce da inadempienze passate e chiarisce che la violazione delle regole non espone solo a sanzioni, ma può compromettere l’accesso a futuri fondi pubblici. In altre parole, senza rispetto delle regole fissate dall’Autorità, si rischia di perdere finanziamenti vitali per il servizio idrico.
Gli adeguamenti tariffari seguono il metodo stabilito da ARERA, ma le percentuali sono deliberate dall’Ente Idrico Campano (EIC). È quindi scorretto attribuire all’Amministratore Unico, o addirittura ai dipendenti, decisioni che non dipendono da loro. Ed è questo il nodo: mentre qualcuno alimenta polemiche, le conseguenze reali delle inadempienze, anche se si finge di non capirle, sono chiare e mettono a rischio non solo la sostenibilità economica, ma anche gli investimenti necessari per reti e impianti.
Dal suo insediamento, il nuovo Amministratore Unico ha avviato azioni concrete: ottenuto l’omologa del concordato, riattivate le letture interne, nominato un Direttore Generale per adeguare l’organizzazione agli obblighi ARERA, pubblicata recentemente una gara pubblica per le letture e varato un piano di azioni per il recupero crediti. Ogni giorno si eseguono riparazioni e si lavora per sbloccare investimenti e migliorare l’efficienza. È un impegno costante, affiancato dal confronto con le Istituzioni e dalla presenza sul territorio: segnali di un lavoro quotidiano che non resta sulla carta, ma si traduce in fatti.
In piena crisi idrica, i lavoratori garantiscono il servizio con turni complessi e sotto crescente pressione. È inaccettabile che difficoltà oggettive e strutturali, come carenza d’acqua e infrastrutture obsolete, diventino il pretesto per campagne denigratorie e aggressioni verbali che non solo alimentano un clima ostile, ma rischiano di sfociare in episodi ben più gravi. I lavoratori, spesso in silenzio, si sono sempre impegnati per garantire continuità al servizio, anche nei momenti più difficili, quando mancavano strumenti, risorse e stipendi regolari.
Eppure, mentre si protesta per gli adeguamenti tariffari, non si levano voci altrettanto forti contro chi spreca l’acqua o la sottrae illegalmente, arrecando danno all’intera comunità. Se davvero si vuole difendere l’acqua pubblica, oltre alle dichiarazioni servono azioni concrete, come promuovere forme di vigilanza civica in sinergia tra Istituzioni e cittadini. Solo così si dimostra di avere davvero a cuore il bene collettivo. Oggi ci si indigna per la bolletta dell’acqua, dimenticando che si tratta di un bene essenziale e indispensabile per la vita quotidiana, mentre si accettano senza proteste aumenti ben più consistenti per altre forniture e, nel frattempo, beni di consumo sono considerati ormai “necessari”. Così si rischia di smarrire il senso delle priorità: ciò che davvero consente a una comunità di andare avanti — acqua potabile, depurazione, reti di distribuzione — diventa oggetto di polemiche, mentre altre spese meno vitali vengono considerate normali e i loro continui
aumenti vissuti come inevitabili. Pagare l’acqua non è un sacrificio sterile, ma un investimento sulla salute e sul futuro del territorio. Contestare l’adeguamento tariffario senza guardare ai fatti riduce un tema serio a slogan, dimenticando che senza equilibrio economico non può esserci garanzia del diritto all’acqua.
“L’acqua è vita: non un costo da contestare, ma un bene comune da custodire”. In questo dibattito, però, non va mai dimenticato un punto fondamentale: senza il raggiungimento e il mantenimento dell’equilibrio economico-finanziario dell’azienda, non è possibile garantire alcun servizio pubblico. La sostenibilità del Servizio Idrico Integrato passa necessariamente da una copertura dei costi che consenta di assicurare manutenzioni, investimenti, qualità e continuità delle forniture. Le polemiche che agitano il dibattito pubblico rischiano di distogliere l’attenzione da questo dato oggettivo: si tratta di fatti talmente evidenti da rendere incomprensibile come possano essere ignorati o minimizzati.
Il vero rischio, oggi, non è l’adeguamento tariffario, ma la perdita del controllo pubblico sul servizio idrico. Difendere l’acqua come bene comune significa difendere anche la sostenibilità del sistema che la garantisce e rispettare chi ogni giorno lavora, spesso senza clamore, per farla arrivare nelle case degli utenti. La posizione della RSU è chiara: trasparenza, tutela dell’utenza, del territorio e dei dipendenti. Chi lavora nell’acqua pubblica non è contro i cittadini: è tra i cittadini, e lavora per loro.
Per questo rivolgiamo un appello ai Sindaci, eletti per rappresentare ma anche per guidare: abbiamo fiducia nella loro capacità di comprendere la gravità del momento e di spiegarla ai concittadini. Oggi più che mai serve responsabilità istituzionale e coraggio: assumere decisioni impopolari ma necessarie è l’unico modo per garantire il futuro del servizio idrico e tutelare un bene che appartiene a tutti”. Così in una nota RSU Alto Calore Servizi:
Vito Di Paola, Giulio Fusco, Francesco Capuano – FEMCA CISL
Vito Guerriero, Lodovico Santoro – UILTEC
Tamara Pagnozzi – CISAL FEDERENERGIA
Salvatore Raviele – FILCTEM CGIL