Alto Calore – Proposta risanamento: le riserve della ‘Costituente’

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Avellino – La proposta formulata dal Consiglio di Amministrazione dell’Alto Calore Servizi, approvata dal Collegio sindacale, attraverso la quale si intende rilanciare la Società, non convince i Popolari Margherita per la Costituente di Centro in quanto “… si fonda esclusivamente sull’aumento immediato del 12 per cento della tariffa idrica a far data dal 2003 e fino al 2008: dunque, un provvedimento con effetto retroattivo, che si riverserà sugli utenti dell’Alto Calore, ai quali sarò chiesto di sborsare un importo complessivo di quattro milioni di euro. Ma non vi è traccia degli interventi strutturali individuati dal Piano strategico approvato dal precedente Consiglio di Amministrazione guidato dal presidente Donato Madaro, che mirava al rilancio della Società attraverso la diversificazione delle attività nell’ottica del multiutility e del rafforzamento del ‘core business’”. In pratica, il Cda precedente aveva immaginato che attraverso la produzione in proprio di energia elettrica, il trattamento della frazione organica dei rifiuti, che sarebbe avvenuto utilizzando un impianto di digestione anaerobica, l’imbottigliamento delle acque, l’ampliamento della gestione degli impianti di depurazione e di fognatura ed il contenimento delle perdite in rete mediante un grande progetto di ristrutturazione delle infrastrutture idriche, si sarebbe potuto avviare l’effettivo rilancio della Società, senza far ricadere sugli utenti il costo delle operazioni ed aveva anche individuato nella società Alto Calore Patrimonio il partnership cui trasferire la proprietà delle opere realizzate. “Ed invece – continua la nota – l’attuale Cda incardina gli interventi di rilancio dell’ACS su nessuna certezza ma sul semplice auspicio del riconoscimento dei costi di manutenzione straordinaria sostenuti negli ultimi dieci anni, fondandolo sulla base di una semplice richiesta avanzata alla regione Campania, che dovrebbe finanziare alcuni lavori per l’ammodernamento degli acquedotti, mai autorizzati dalla stessa Regione, e sulla riduzione del costo dell’energia nel corso del 2009 in conseguenza della diminuzione del prezzo del petrolio. Nulla si dice in merito al recupero dei crediti scaduti da oltre dieci anni, che ammontano a circa trenta milioni di euro, al consistente contenzioso legale, valutato in circa dieci milioni di euro, al valore di avviamento della Società, pari a 27.395.219 euro, ad una seria politica di contenimento dei costi ed ai rapporti con l’Alto Calore Patrimonio. Dunque, una proposta che non tende al rilancio della Società, perché non contiene alcuna idea progettuale ed innovativa e non avvia alcun risanamento economico, ma si limita ad aumentare le tariffe a carico degli utenti e ad ipotizzare nuovi scenari fondati su previsioni più o meno attendibili. Il precedente Consiglio di Amministrazione aveva iniziato il percorso verso il risanamento della Società, ma è stato costretto ad interromperlo per sopravvenuti motivi politici e adesso l’ACS rischia, in nome di un finto rinnovamento, di entrare in una crisi ancora più grave. Pertanto esprimiamo la nostra profonda riserva sulla proposta, che viene formulata per pareggiare i conti della Società, in quanto grava sui cittadini irpini in una fase peraltro di drammatica crisi economica”.

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