Addio Paolo Villaggio, bacheche irpine invase da ricordi dei suoi film

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Pasquale Manganiello – È morto a Roma l’attore Paolo Villaggio. Aveva 84 anni. Da alcuni giorni era ricoverato al Policlinico Gemelli.

Era nato nel 1933 nel capoluogo ligure e dopo un’adolescenza segnata dalle ristrettezze della guerra era stato assunto come impiegato contabile alla Consider.

Villaggio era un genovese a tutto tondo. Nato nel capoluogo ligure il 30 dicembre 1932, ha saputo raccontare al cinema ma anche in tv in modo ironico ma particolarmente crudele i vizi della società italiana.

E’ stato anche scrittore, sceneggiatore e doppiatore, ha interpretato, al cinema e in tv, personaggi paradossali e grotteschi: tra questi, il professor Kranz, il timidissimo Giandomenico Fracchia e il ragionier Ugo Fantozzi, il personaggio che l’ha consacrato al grande pubblico, emblema dell’uomo medio italiano. Villaggio ha portato Fantozzi sullo schermo in dieci pellicole: la prima è del 1975, per la regia di Luciano Salce, inclusa nel 2008 nella lista dei 100 film italiani da salvare.

Già in mattinata sono stati numerosi i messaggi di cordoglio apparsi sulle bacheche social avellinesi.

“Hai fatto ridere intere generazioni. Fantozzi torna in paradiso” – scrive Emanuela.

“Ricordo ancora la prima volta che vidi al cinema Fantozzi. Uscii dalla sala con un sorriso grande stampato sul volto ed erano mesi che non sorridevo. Erano tempi difficili quelli lì. Hai messo la tua straordinaria comicità al servizio del popolo. Grazie Ragioniere…” – ha postato Livio.

“Potrà piacere o meno ma il personaggio di Ugo Fantozzi descrive efficacemente la parabola dell’italiano medio in chiave tragicomica, uno spaccato di un realismo stupefacente dell’italiano medio degli anni 70 di una classe piccolo-borghese debole il cui tratto principale é la sua mediocrità, schiava delle consuetudini sociali e incapace di migliorare le sue condizioni economiche. Diventa un anti-eroe per la mancanza totale di una tensione ideale che lo possa far uscire dalle sabbie mobili della sua situazione economico-sociale. In alcuni attimi di fervore ci prova ma viene sopraffatto dagli eventi e dalla “sfortuna” e “getta la spugna con gran dignità” direbbe De André. Ed è in questo che si rivela tutta la sua umanità perché nonostante sia sopraffatto dalle disgrazie e dalle angherie dei suoi pari riesce sempre a rialzarsi ad ogni sconfitta. È imbattibile nel suo essere un perdente nato. Oggi a parer mio diciamo addio ad un grande pezzo del cinema italiano.” – commenta Angelo in un post che riassume perfettamente la portata culturale del messaggio lanciato da questo grande artista italiano.

Molti hanno già pubblicato le scene più divertenti della saga di Fantozzi come omaggio al grande attore genovese che è stato ricordato su Fb dalla figlia:

“Ciao papà, ora sei di nuovo libero di volare”. Così Elisabetta Villaggio, che ha anche pubblicato sul proprio account una foto in bianco e nero, in cui un giovane padre Paolo tiene per mano lei e suo fratello Pierfrancesco.

C’è un riferimento particolare che lega Paolo Villaggio alla provincia di Avellino e riguarda un film celeberrimo, “Io speriamo che me la cavo”: Corsano, il luogo dove Sperelli aveva fatto domanda di trasferimento, in realtà è la stazione ferroviaria che si trova nella valle del Miscano tra le province di Avellino e Benevento e che prende il nome dalla Contrada omonima: c.da Corsano.