Aborto e Eutanasia, Airoma: “I cattolici recuperino l’orgoglio di difendere temi della vita”

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ROMA – “Rosario Livatino in una conferenza: Fede e Diritto, molto spesso è ricordata soltanto per alcune affermazioni riguardo il versante giudiziario, mentre viene completamente dimenticata tutta la parte in cui tratta appunto dei temi relativi all’eutanasia, all’ aborto e all’ obiezione di coscienza, perché in realtà egli aveva capito il problema. Ed era proprio questo sganciamento del diritto rispetto alla verità. Di questo non se ne parla perché scomodo. Questo nel mondo del diritto e non solo Rosario Livatino sa perfettamente che soltanto recuperando il rapporto tra diritto e verità si restituisce alla giustizia la sua dignità. Ecco così conclude e così concludo anche io la conferenza su Fede e diritto: il sommo atto di giustizia è necessariamente sommo atto di amore se è giustizia vera, e viceversa se è amore autentico”. Così il Procuratore di Avellino, Domenico Airoma, ha concluso il suo intervento al convegno “Una enciclica per la vita: trent’anni di Evangelium Vitae”.
L’evento è stato organizzato da Associazione Family Day che ha registrato gli interventi di Massimo Gandolfini (presidente dell’Associazione Family Day), Marco Invernizzi (responsabile e Direttore Nazionale di Alleanza Cattolica), Marina Casini (rappresentante dell’Associazione movimento per la vita), Maurizio Sacconi (già ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali), e le conclusioni del cardinale Angelo Bagnasco (arcivescovo emerito di Genova, già presidente della Conferenza Episcopale Italiana). L’enciclica che il 25 marzo del 1995 scrisse Papa Giovanni Paolo II in prevalenza ribadendo una posizione della Chiesa sui temi di aborto ed eutanasia.

Quello di Airoma è stato un intervento che ha evidenziato il ruolo necessario dei cattolici, o come ama definirli degli “uomini di buona volontà” per ottenere il “bene possibile” sui temi della vita, in particolare quello più attuale e in questa fase di maggiore discussione e impegno anche da parte del Centro Studi Livatino, di cui è vicepresidente, e per il tema dell’ aborto.

UN ANNIVERSARIO PER FARE UN ESAME DI COSCIENZA COMUNITARIO
“Gli anniversari spesso servono a questo: per fare un esame di coscienza. L’Evangelium Vitae si presta sotto molti profili a fare un esame di coscienza, non solo personale, ma soprattutto comunitario per la nostra nazione rispetto al tema vita. Sapete che per mestiere come spesso dico faccio il pessimologo, tratto in modo particolare la patologia sociale”. Ha spiegato Airoma aprendo il suo intervento. E senza voler spiegare alla platea come difendere la vita, ha invece riflettuto: “Per quale motivo si è instaurata nel nostro corpo sociale una mentalità abortista che ha banalizzato il valore della vita. Perché seppure oggi disponiamo di evidenze scientifiche tali per le quali non dovremmo avere nessun dubbio sul fatto che quello che la donna porta in grembo. Ricordo quando ero un giovane universitario e per spiegare questo proiettammo il filmato “L’urlo silenzioso” di Bernard Nathanson. Eravamo etichettati, anche da alcuni sacerdoti, come pericolosi terroristi. Mostravano il vero”.

E qui c’è la risposta al perchè si è giunti al ritenere una vita un oggetto: “in realtà è giunta a tal punto la nostra società che non vogliamo vedere e dice giustamente Jurgen Habermas, certamente non un pensatore cattolico, quando scrive che pur potendo sapere come stanno le cose gli uomini non vogliono capire ciò prova non tanto un deficit della conoscenza quanto una corruzione della volontà”. E qui c’è il primo riferimento diretto all’enciclica: la libertà rinnega sé stessa, si autodistrugge e si dispone all’eliminazione dell’altro quando non riconosce e non rispetta più il suo costitutivo legame con la verità. Ogni volta che la libertà, volendo emanciparsi da qualsiasi tradizione e autorità, si chiude persino alle evidenze primarie di una verità oggettiva e comune, fondamento della vita personale e sociale, la persona finisce con l’assumere come unico e indiscutibile riferimento per le proprie scelte non più la verità sul bene e sul male, ma solo la sua soggettiva e mutevole opinione o, addirittura, il suo egoistico interesse e il suo capriccio.

RECUPERARE L’ORGOGLIO DI DIFENDERE LA VITA: L’IMPEGNO PER IL BENE POSSIBILE
“Recuperare l’orgoglio di difendere le ragioni della vita, essere orgogliosi di questo. Non dobbiamo avere un atteggiamento remissivo, compromissorio”. Ribadisce il magistrato, affrontando una delle questioni più importanti e sulla quale c’è una risposta proprio nell’Evangelium Vitae: “Qui vengo all’ultimo tema, che è delicato – ha spiegato Airoma – non mi sottraggo per formazione, non ho mai scelto di sottrarmi alle questioni spinose o delicate. Certamente viviamo in un contesto plurale. Qualcuno dice che siamo un minoranza, per tante ragioni. In un contesto come questo cosa c’è da auspicare? Come in qualche modo reagire rispetto a proposte che possono costituire una ulteriore aggressione al bene vita. La verità. Sul punto io ritengo che nell'”Evangelium Vitae” ci sia la risposta. Al paragrafo 73 è contenuta la risposta a questa domanda. Perdonatemi per non tradire il tema, noi magistrati siamo un po’ pedanti. E allora ecco per questo è un tema che riguarda certamente più da vicino gli uomini politici ma non solo, perché in qualche modo poi tutti quanti siamo chiamati anche, ove richiesti, a dare consigli. In conclusione di questo paragrafo si dice: quando non fosse possibile scongiurare o abrogare completamente una legge abortista, possiamo anche scrivere di eutanasia, un parlamentare la cui personale assoluta opposizione all’aborto fosse chiara e nota a tutti, potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno, a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica”.

E Airoma ha infatti aggiunto: “Allora attenzione, quando non fosse possibile. Comunque io non lo so per questo ma chiaramente una situazione che spetta al parlamentare. A ciascuno compete sbrigare le proprie rogne. Ma quando non fosse possibile. Evitiamo pertanto di partire già con soluzioni compromissorie, per cui sono ora che ho sentito per come è scritto chiaramente dalle “Evangelium Vitae” e questo non significa che noi siamo per il male minore, che non esiste. Il male ovviamente non è mai sopportabile, quindi non esiste un male minore. Ma esiste il bene possibile. E allora in un contesto plurale noi cattolici, ma direi più in generale, uso ancora questo termine noi di buona volontà, siamo chiamati a operare per il bene possibile”.
Per una ragione precisa: “perché questo ci dice la nostra coscienza. Quando sento dire, perdonatemi: allora su questo tema c’è libertà di coscienza, molto spesso intesa come libertà dalla coscienza che è un’altra cosa, la libertà di coscienza significa confrontarsi in coscienza con la verità, cioè quel vero che fondamento della libertà”.
La conclusione è dunque che “ogni sforzo fatto per difendere la vita e dunque per portare a casa il bene possibile è uno sforzo meritorio che va compiuto”.