Omaggio a De Marsico, i nipoti: a casa era autorevole ma non amava ostentare nulla

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AVELLINO- “A casa era autorevole, ma noi eravamo giovani e non capivamo quanto fosse davvero importante, perché era semplice e non amava ostentare nulla”. È il ricordo personale e anche l’immagine privata di un grande protagonista del Novecento, Alfredo De Marsico, giurista, docente universitario e politico, che hanno raccontato i nipoti Giovanni e Maria Teresa Dominedo’, figli di Emilia De Marsico a margine dell’iniziativa svoltasi ieri al Carcere Borbonico in suo omaggio nel quarantesimo anno dalla scomparsa

“Sentiamo l’orgoglio se mi consente di discendere, come dicevo prima per meriti non nostri, da una persona che modestia a parte consideriamo fuori del normale. Direi eccezionale, per una serie di motivi”. Ma com’era Alfredo De Marsico nel privato, nell’ambiente familiare: “abbiamo un ricordo sia familiare che anche diciamo quando lui faceva gli ultimi processi, visto che lo accompagnavamo e quando stava a Roma si fermava a casa di mamma. Anche in famiglia era comunque una persona autorevole . Naturalmente a casa era un personaggio che noi capivamo essere importante ma non ci rendevamo conto. Anche perché non ostentava nulla. Era molto semplice. Lui andava semplicemente in treno con la sua valigia. Quando andava in giro per l’Italia, cosa che succedeva sempre, perché era in viaggio spesso. Aveva preso l’abitudine nei lunghi viaggi da Napoli in Sicilia fino al nord di studiarsi i processi in treno. Era facilitato anche da un problema fisico, cioè che sentiva poco, toglieva l’ apparecchio e si isolava dal mondo.. Questo era il privato, diciamo capacità di astrarsi e quindi lavorare e produrre quello che ha prodotto”. Tra i ricordi c’è uno in particolare che dimostra come la conoscenza di un processo e di ogni suo aspetto per De Marsico fosse fondamentale: “Ricordiamo ad esempio la vicenda giudiziaria di un avvelenatore , stiamo parlando gli anni 50-60 quindi è preistoria ormai, aveva dei volumi per studiare i veleni e vedere sempre tutto, perché ogni processo a seconda dell’argomento doveva studiare tutto”.

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