Avellino, il pm antimafia Woodcock: città complessa, non facile muoversi nelle zone grigie

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Woodcock

SAN MICHELE DI SERINO- “In una realtà, non me ne voglia nessuno, complessa come quella di Avellino. Una città che ha un tessuto sociale complicato, con una borghesia molto omogenea: un Liceo, un Circolo, un Corso. Nella quale muoversi spesso all’ interno di zone grigie e fluide non e’ sempre facile. Il colonnello Albanese ha interpretato da ultimo anche questo ruolo”. E’ uno dei passaggi dell’intervento del pm antimafia Henry Jhon Woodcock, il magistrato della Procura guidata da Nicola Gratteri che ieri sera ha salutato con queste parole il colonnello Domenico Albanese, che da oggi lascia il Comando Provinciale dei Carabinieri di Avellino. Un’occasione anche per fare il bilancio e una panoramica su quella che e’ l’azione della Dda e della polizia giudiziaria sul territorio irpino, che Woodcock ha seguito con una delle inchieste più delicate degli ultimi anni ed un processo altrettanto ricco di colpi di scena, quello denominato “Aste Ok”. Ma anche l’attestato di come : “i Carabinieri di Avellino sono un fiore all’occhiello della Polizia Giudiziaria campana, con la quale ho lavorato tanto, continuo a lavorare. Per mesi ho bivaccato presso i locali del Comando Provinciale dei Carabinieri di Avellino”. Il magistrato antimafia, ha parlato anche della “ricetta” e del “segreto” legato al lavoro di magistrati e polizia giudiziaria: “la sinergia”. Per Woodcock “l’ufficio del pubblico ministero funziona se ha accanto una polizia giudiziaria che e’ in sinergia e che lo segue. La polizia giudiziaria funziona se ha la consapevolezza di avere un rappresentante dell’ufficio del pubblico ministero che in qualche modo gli stia alle spalle. Il colonnello Albanese ha interpretato la sintesi di questa sinergia, che può sembrare banale ma e’ il segreto di questa attività investigativa”. Non è mancato anche un altro elemento di valutazione del ruolo di un comandante da parte del magistrato antimafia da osservatore esterno, ovvero il fatto che “la prima cosa che osservo quando ho a che fare con un ufficiale, soprattutto se ha un compito di responsabilità, non e’ tanto come tratta i suoi superiori o i magistrati del pubblico ministero ma come tratta i subordinati e i subalterni. I grandi ufficiali sono più cordiali con i loro subalterni che con i superiori, per me il colonnello Albanese in questo ha rappresentato la sintesi di quello che dovrebbe essere un ufficiale dei Carabinieri”. Aerre