Usura, la vittima in aula corregge il tiro: a Caliendo soldi per Marino, ma…

0
1233

SAN MARTINO VALLE CAUDINA- Non è una vera e propria “ritrattazione’ quella che poco fa ha consegnato in aula l’imprenditore vittima di usura da Gerardo Marino (condannato in primo grado dal Gup di Napoli per gli stessi fatti), cognato del defunto boss Pagnozzi, ma sicuramente rispetto alla posizione del terzo indagato (per la stessa vicenda e’ stato assolto dal Gup Paolo Pagnozzi), ovvero il cognato di Gerardo Marino, Clemente Caliendo, attualmente ai domiciliari per la vicenda giudiziaria nata da un’indagine dei Carabinieri e della Dda di Napoli. Caliendo, difeso dall’avvocato Valeria Verrusio e’ a processo davanti al Tribunale Collegiale di Avellino presieduto dal giudice Sonia Matarazzo per concorso in usura aggravata (il metodo mafioso e’ caduto). L’imprenditore di Airola, che non si è costituito in giudizio come persona offesa, era stato sentito dai Carabinieri del Comando Provinciale di Avellino il 9 novembre 2021 e successivamente dalla Dda di Napoli il 1 dicembre e il 22 dicembre 2021. Verbali che l’accusa in aula, quella sostenuta dal Procuratore Aggiunto Francesco Raffaele (che è stato anche il magistrato della Dda di Napoli che ha coordinato le indagini) ha depositato all’attenzione del Collegio. Rispondendo alle domande del magistrato, la “vittima” ha ricostruito come venisse compulsato a versare i ratei usurari dal Marino e quale fosse stato il contributo di Caliendo nella vicenda criminosa: “Io ricordo che le telefonate le ricevevo soprattutto dal signor Gerardo (Marino ndr)..” E alla domanda sulla presenza di conversazioni anche con l’imputato da parte del pubblico ministero, ha tentato di glissare: “Al momento non ricordo il perché- ha risposto l’imprenditore- Siccome il genero mi ha fatto anche dei lavori abbiamo avuto un rapporto lavorativo”. Il pubblico ministero ha continuato a chiedere del rapporto con il Marino: quando Marino la chiamava non ha risposto in qualche caso? Perché? E la vittima e’ stata chiara: “Gerardo Marino non lo vedevo con piacere perché c’è stato uno scambio ecinonimici e mi aveva prestato dei soldi e pretendeva degli interessi”. E ha aggiunto: “Ho dato dei soldi al signor Caliendo ma non erano riferiti a Marino”. A questa ultima affermazione il pubblico ministero ha proceduto con una contestazione, riferita alle dichiarazioni rese nel corso delle indagini dallo stesso imprenditore. Ricordandogli cioe’ di aver riferito di due consegne di ratei usurari, nello specifico una volta 600 e una volta 1500 per consegnarli al Marino”. L’imprenditore ha così chiarito che se avesse dichiarato quello era sicuramente vero, aggiungendo però che: “Non lo so dire, perché era estraneo. Gli ho dato dei soldi per portarli a Gerardo. Gliel’ ho detto io di portare per cortesia a Gerardo Marino quei soldi”. Il pubblico ministero Raffaele ha allora chiesto se in qualche circostanza avesse invocato una sorta di mediazione di Caliendo per ottenere dilazioni nel pagamento. “Mi sembra di sì. Ho fatto tante cose”. Nel suo controesame, l’avvocato Valeria Verrusio, difensore di Caliendo, rifacendosi anche ad una frase data come risposta dalla “vittima” al pubblico ministero, ha chiesto se a lui risultasse che Caliendo fosse consapevole del fatto che quei soldi costituissero un rateo usurario: “Non lo so se lo sapevano” la sua risposta e incalzato dall’avvocato, che gli ha chiesto se avesse mai riferito che che erano soldi di interesse, la “vittima” ha aggiunto: “Non ricordo . Clemente si limitava a venire r prendere i soldi”. Del resto lo stesso imprenditore teste, ha chiarito che: “Gerardo non poteva far sapere i fatto suoi, probabilmente pure al signor Caliendo”. E quando gli è stato chiesto di ricordare se al momento di pattuire questo accordo per il prestito ad usura ci fosse anche Caliendo, il testimone ha confessato:
Non mi ricordo neanche quando me li ha dati i soldi il signor Gerardo”. L’ultima domanda della difesa ha riguardato un aspetto non di poco conto. “Ha mai ricevuto minacce o avuto paura del signor Caliendo?: “Non ho mai avuto paura di Clemente, Gerardo era un po piu’ vigoroso”.
In aula si torna il prossimo 5 luglio alle ore 12.