“Oggi, in Italia, c’è una mancanza di corrispondenza sempre più evidente tra la sicurezza reale, al di là delle norme e dei temi che l’ordinamento pone, e quella che noi percepiamo”. Per Raffaele Tecce, ricercatore di Procedura Penale presso l’Università Tor Vergata di Roma, intervenuto al convegno sulla sicurezza organizzato dall’Aicis, “le leggi vengono emanate sull’onda dell’emotività: il problema non è il populismo, ma la strumentalizzazione della volontà del popolo stesso”.
“La norma, quando non è figlia di una sensibilità della popolazione, bensì di tale emotività, è inutile, specialmente se inserita in un contesto scollegato con la realtà. La sicurezza si deve necessariamente coniugare con il rispetto della libertà delle persone: per questo motivo, ritengo le leggi sulla legittima difesa e sull’immigrazione non adeguate a risolvere il tema della sicurezza”.
Più costruttiva, secondo Tecce, l’idea di creare un tavolo, dove mettere in pratica le idee di tutte le parti chiamate in causa, dalle istituzioni alle associazioni, ai professionisti. “Potremmo realizzare una sorta di progetto ‘Città Sicura’, come già fatto in Emilia-Romagna, per rendere Avellino una città più vivibile sotto quest’aspetto”.
“Sicurezza e legalità vanno a braccetto ma, quando parliamo di legalità, dobbiamo parlarne soprattutto da un punto di vista costituzionale” , ha aggiunto Francesco Schiaffo, docente di Criminologia presso l’Università degli Studi di Salerno. “Siamo stati eroici fin qui a difendere la nostra Costituzione ma, in questo momento politico e storico, dobbiamo continuare a farlo con maggiore impegno e solidarietà. E, per fare ciò, è necessario cambiare il modo di percepire determinati fatti criminali. Oggi si pensa che gli immigrati siano un problema, quando il vero dramma è la mancanza di politiche di integrazione adeguate”.