Avellino – Doppia festa oggi in città. 14 febbraio tra sacro e profano: Avellino festeggia il Santo Patrono, San Modestino, e il protettore degli innamorati San Valentino. Una doppia ricorrenza che contrappone le usanze della città – che per la prima volta avrà i negozi aperti – al ‘dinamismo’ dell’amore che oggi vedrà protagoniste miglia di coppie di innamorati. In mattinata, Messa solenne in cattedrale officiata dal Vescovo della Diocesi di Avellino, Monsignor Francesco Marino, in onore del Vescovo di Antiochia. Un culto profondo, quello che la città di Avellino ‘riserva’ nei confronti del suo Santo Patrono. Una devozione che affonda le proprie radici nei secoli passati. Modestino, unitamente ai compagni Fiorentino e Flaviano, rappresenta per la città e la diocesi un valore religioso insostituibile per la testimonianza di fede che ha saputo dare, fino al martirio. La vita dei Santi principali della diocesi avellinese e del capoluogo trova la sua origine negli Atti compilati dal Vescovo di Avellino Ruggiero, nei primi decenni del XIII secolo, nei quali si ritrovano molti elementi dovuti alla leggenda. Agli Atti del Vescovo Ruggiero si sono aggiunti quelli del Vescovo di questa città, Guglielmo, al quale toccò la benefica sorte del rinvenimento e della successiva traslazione da Mercogliano delle reliquie di San Modestino, San Fiorentino e San Flaviano, nell’anno 1166. Testimonianze raccolte dal padre benedettino Giovanni Mongello e conservate nella Biblioteca dell’Abbazia di Loreto. Nato ad Antiochia nel 245 da una nobile famiglia, fu consacrato vescovo della città e patriarca della regione di Antiochia nel 302. Con la persecuzione di Diocleziano (anno 303), si ritirò in un eremo sul monte Silpio, nel 310 ritornò alla sua sede patriarcale. Predicò il Vangelo di Cristo e compì numerosi miracoli e guarigioni. Arrestato e torturato, fu liberato dalla prigione dai fedeli della sua diocesi. Modestino con i collaboratori Fiorentino sacerdote e Flaviano diacono partirono per giungere in Italia. Arrivarono via mare a Locri (in Calabria) dove predicarono il Vangelo, furono arrestati e portati in carcere a Sibari, secondo la tradizione furono liberati dall’Arcangelo Michele. Per via mare raggiunsero Pozuoli o Cuma e da qui l’Irpinia, nei pressi di “Abellinum” ove predicarono gli insegnamenti di Cristo. Modestino compì miracoli e guarigioni. Qui furono arrestati, imprigionati e processati da un inviato dell’imperatore Massenzio, e portati nel luogo detto “Pretorio” ove subirono il martirio con vesti arroventate, morirono nella notte fra il 14 e il 15 febbraio del 311. I loro corpi furono raccolti dai cristiani abellinati e sepolti, sui corpi furono poggiate un insegna con i nomi e le dignità, inoltre a San Modestino fu poggiata, sul corpo, una scultura argentea raffigurante una colomba. I loro corpi ritrovati nell’estate del 1166, furono portati nella cattedrale di Avellino, dove sono ancora oggi conservati nella “Cappella del Tesoro di San Modestino”. Nel 1220 furono nominati patroni primari della città e della diocesi di Avellino dal vescovo Ruggiero. Ma la città capoluogo festeggerà, come da tradizione, anche il giorno degli innamorati. Numerose le iniziative promosse dal Comune per celebrare la festa in onore di San Valentino, il Santo che si dedicò con amore alla cura del prossimo. In vita Valentino compì numerosi miracoli e molte sono le leggende che raccontano le gesta del Santo. Nacque a Terni nel 175 dopo Cristo. In questa piccola città non lontana da Roma, si dedicò alla predicazione del Vangelo ed alla conversione dei pagani, mentre nell’Impero non cessavano le terribili persecuzioni contro i Cristiani. Parte del suo tempo era riservata al conforto ed all’assistenza dei prigionieri che credevano in Cristo. In vita, egli compì diversi miracoli, che fecero conoscere il suo nome ben al di là della sua città e fino a Roma. Si narra infatti che proprio grazie a lui il figlio di Cratone abbia ritrovato la salute. Per questo motivo, nel 197 Papa San Feliciano lo consacrò Primo Vescovo di Terni. Nel 270, Valentino risiedeva a Roma dove la persecuzione contro i cristiani era più cruenta. Fu arrestato e condotto al cospetto dell’Imperatore Claudio, che cercò di indurlo a rinnegare la propria fede e ad adorare gli dei pagani. Valentino confutò tutte le obiezioni dell’imperatore, che pur non convertendosi rispettò il Santo e lo affidò ad un nobile romano. La figlia del nobile aveva perduto la vista, ma Valentino compì un prodigio e le ridonò la luce. Quest’atto miracoloso indusse la famiglia della fanciulla a convertirsi al Cristianesimo, e molti altri romani seguirono il suo esempio. Valentino in vita ebbe molto a cuore il destino degli innamorati, che in lui trovarono sempre un consigliere fidato ed un amico sincero. Si narra che fu lui il primo religioso a celebrare l’unione tra un pagano ed una cristiana. Valentino non riuscì a sottrarsi ad un secondo arresto, durante le persecuzioni dell’imperatore Aureliano contro i vertici della Chiesa. I soldati romani, però, sapevano quanto il vescovo fosse amato dai credenti, e dovettero catturarlo e flagellarlo lungo la Via Flaminia, lontano dai centri abitati per non andare incontro ad una ribellione. Qui, nel 273 dopo Cristo Valentino conobbe il martirio e morì. Le sue spoglie, recuperate da tre suoi discepoli, furono portate nella città ed ora riposano nella Basilica, dove migliaia di cristiani si recano a visitarle ogni anno.
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