FOTO E VIDEO / 100quindiciPassi contro il Covid-19. Lo Stato vince ancora a Quindici. “Produciamo 500 mascherine al giorno”

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Alfredo Picariello – Da simbolo di morte a strumento di lotta al coronavirus. Nella sua villa bunker, il boss della camorra ordinava stragi, agguati, omicidi, vili attentati. Il boss era Graziano, una delle due “famiglie” dominanti. Il paese è Quindici. Erano gli anni della faida tra i Graziano, per l’appunto, e i Cava. Erano gli anni di fuoco, per strada si sparava. Spesso. A Quindici, lo Stato ha già vinto una volta, venti anni fa, quando la villa è stata confiscata al boss. Quando la struttura è diventata un bene pubblico, un bene che ha seminato e che semina legalità ed è completamente antitetico a quella montagna di merda che è la camorra.

Tra il 2014 ed il 2015, è nato il maglificio “100quindiciPassi”, una speranza per tutto il comprensorio e per l’intera provincia di Avellino. La villa, successivamente, è stata intitolata a Nunziante Scibelli. Un giovane di 26 anni, un lavoro come guardia giurata ottenuto da poco. Aspettava la prima figlia dalla moglie Francesca Cava, 24 anni, incinta da sette mesi. Era una domenica di ottobre del 1991, quando Nunziante, insieme alla moglie, stava recandosi in ospedale dove il padre era ricoverato. Dopo aver superato Ima, frazione di Lauro e giunti alla fine della curva che precede il ponte di Quindici, i coniugi vengono investiti da una pioggia di pallottole. Saranno quelle fatali per Nunziante, morto il giorno dopo nell’ospedale Cardarelli di Napoli, per le gravi ferite alla testa e al torace. La moglie, viva per miracolo, ha continuato a portare in grembo il frutto del loro amore, a cui darà il nome del padre. Nunziante, nel posto sbagliato al momento sbagliato, ucciso per un errore. Per la prima volta, in quella zona, un innocente ucciso dalla camorra.

I macchinari del maglificio, purtroppo, si sono fermati all’improvviso già da un po’ di tempo. E la villa chiusa. L’ultima commessa ricevuta la produzione di custodie per gli occhiali. Poi, più nulla, forse un po’ anche per colpa dello stesso Stato. Ma lo Stato, a Quindici, ha deciso di voler continuare a vincere. Quella villa chiusa è stata considerata da tanti un pugno nello stomaco. Il Parco regionale del Partenio, presieduto da Francesco Iovino, ha deciso di dar vita ad un protocollo di intesa per la riconversione del maglificio finalizzata alla produzione di materiale per far fronte all’emergenza Covid-19.

Il protocollo è stato sottoscritto dall’associazione di volontariato “Punto Alfa” di Pago Vallo Lauro, presieduta da Felice Castaldo. L’associazione fornisce il personale volontario che, di fatto, realizza le mascherine.

Oltre al Parco del Partenio e a “Punto Alfa”, firmataria del protocollo è anche “Oasiproject” cooperativa sociale di Avellino, presieduta da Francesco Iandolo. La cooperativa gestisce il Maglificio. Altro firmatario “Percorsi Consorzio”, cooperativa sociale di Avellino presieduta da Valentino Santucci. Infine, l’Unione dei Comuni “Antico Clanis” presieduta da Rosario Addeo. Parte attiva del progetto, ovviamente, anche il sindaco di Quindici, Eduardo Rubinaccio.

“Vista la preoccupante carenza di dispositivi di protezione individuale, in particolar modo di mascherine, ci siamo sentiti in dovere di fare qualcosa”, dicono i firmatari. “Abbiamo ritenuto opportuno incentivare la produzione, la commercializzazione edistribuzione dei dispositivi di protezione individuali ed altro materiale protettivo e di prevenzione”. Sono stati sentiti anche la Prefettura di Avellino, l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, la Protezione civile della Regione Campania, a cui il protocollo d’intesa è stato inviato.