VIDEO/ Inchiesta Acs, arrestato il manager Gabrieli: tutti i nomi e la lista dello spreco di danaro pubblico

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C’è di tutto nell’ordinanza della Procura di Avellino che ha scoperchiato il vaso di Pandora del presunto sistema di illeciti posti in essere in Azienda Città Servizi (Acs), la società completamente partecipata dal Comune di Avellino che gestisce alcuni servizi tra mobilità, patrimonio, ambiente, già finita l’anno scorso nel mirino degli inquirenti nell’ambito della maxi inchiesta relativa agli affidamenti dei parcheggi in città.

“Saccheggio di denaro pubblico” l’ha definita il capo della Procura di Avellino Rosario Cantelmo.

Ma in cosa consisteva questo spreco?

C’è un ampio trattato a riguardo del reato di peculato nell’ordinanza firmata dalla Procura avellinese.

LA LISTA DELLO SPRECO DI DANARO PUBBLICO – Televisori, viaggi, multe e ristoranti: tutto pagato con la carta di credito dell’azienda pubblica.

Il dispositivo Telepass di proprietà pubblica (di Acs), secondo quanto accertato dagli inquirenti nel biennio 2014/2015, in più di un caso è stato utilizzato per il pagamento del pedaggio autostradale di viaggi privati. Ancora. La carta di credito veniva utilizzata per l’acquisto di scarpe e vestiti, televisioni a schermo piatto da 60 pollici che sarebbe poi stato portato direttamente a casa di un privato cittadino. E poi ancora l’esborso di danaro pubblico per il pagamento di multe e assicurazioni auto personali (una da oltre 800 euro, ndr) fino ad arrivare a sponsorizzazioni di tornei di calcetto tenuti in Emilia Romagna.

Ma non finisce qui. Secondo le forze dell’ordine, il danaro pubblico sarebbe stato speso per l’acquisto di una bicicletta del valore di 1500 euro e di altre due biciclette di circa 700 euro come regalo all’amante e al dipendente di fiducia. Anche alcune vacanze in Valtellina e nel Salento sarebbero state pagate con la carta di credito dell’azienda pubblica.

“Le risultanze delle attività d’ascolto – scrive in una nota la Questura – non lasciano dubbi sull’anomala gestione delle spese, il più delle volte illegittime, effettuate dall’Acs per importi che si aggirano nell’ordine di diverse centinaia di migliaia di euro”.

Ma dall’ordinanza si legge anche che esistevano cooperative, “… fittiziamente realizzate” con il solo scopo di creare “contenitori” dove sistemare amici, amanti e parenti; “… quest’ultime cooperative convenzionate – si legge ancora – in palese violazione di legge, dalla società in house del Comune, da diversi anni esercitavano la gestione dei parcheggi su tutto il territorio del comune di Avellino”.

Tutto ciò creava un appesantimento delle casse della società che addirittura chiedeva ulteriori fondi al Comune di Avellino, da deliberare quali debiti fuori bilancio.

I NOMI – Ai domiciliari è finito il manager di Acs, Amedeo Gabrieli. Per altri cinque soggetti (Mauro Aquino, Giuseppe Freda, Luciana Giugliano, Sergio Galluccio, Vincenzo Marciano) è stato disposto il divieto di dimora. La Procura aveva chiesto i domiciliari per tutti. Risultano indagati al momento anche consiglieri comunali in carica (tra cui Barbara Matetich, ndr) ed ex componenti dell’assise civica a Palazzo di Città.

IL VOTO DI SCAMBIO – Altro elemento evidenziato dalla Procura di Avellino – che non sarebbe stato al momento ritenuto utile dal Gip – è quello del voto di scambio. Il vertice di Acs avrebbe chiesto alla famiglia di un giovane che doveva essere assunto in una delle cooperative compiacenti un aspirante candidato al Consiglio regionale dell’ultima tornata elettorale.

Stamane dunque è stata fatta chiarezza nella conferenza stampa a cui hanno preso parte tra i vari Cantelmo, il procuratore aggiunto D’Onofrio, il Questore Ficarra, il capo della Mobile Castello e il comandante delle Fiamme Gialle di Avellino Mancazzo.

“Si tratta di un reato odioso – ha esordito Ficarra – Chi gestisce denaro pubblico ha visto investire su di se fiducia da parte del cittadino, fiducia tradita. Stornare denaro pubblico per esigenze private in questo caso ha significato far mancare soldi e servizi a cittadini che ne avevano necessità. Occorre diffondere sempre più il messaggio che il bene pubblico è di tutti e non può essere destinato a fini personali. L’etica morale ci dice che neanche un solo euro si può distrarre dalle casse pubbliche”.

Il Comandante Mancazzo ha invece posto l’accento sugli aspetti fiscali della vicenda. “Le cooperative di tipo B dovrebbero assumere persone disagiate e in funzione di ciò godono di agevolazioni fiscali, cioè hanno una quasi totale esenzione delle imposte. Questo, nel nostro caso, non è avvenuto. Gli alert ci sono stati ma non sono stati ascoltati. E’ un caso evidente di cosa pubblica gestita a scopo privatistico. Non restiamo assuefatti rispetto a questo tipo di vicende. Anzi. Ci scandalizziamo e operazioni come questa lasciano sperare che qualcosa può cambiare”.

 

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