“Vanno fermate subito le operazioni contro i curdi”. Cgil e associazioni in piazza ad Avellino per dire no alla guerra

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“Viviamo con angoscia la guerra scatenata al confine tra Turchia e Siria”. Associazioni e partiti della provincia di Avellino questa sera hanno manifestato sotto Palazzo di Governo per chiedere al Prefetto Tirone e al Presidente del Consiglio Conte di avviare una forte, reale e decisa azione diplomatica per fermare l’invasione turca della Siria.

In prima linea Anpi, Arci, Cgil, Salviamo la Valle del Sabato, Comunità Accogliente, FFF, Prc, Si, Pd, Siproimi, Gea Irpina, Soma. “Tutto questo avviene a seguito delle “strampalate” dichiarazioni del Presidente USA Donald Trump, che annunciavano il ritiro delle truppe americane dai quei territori, poi smentite, ma di fatto il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan ha avviato la guerra bombardando e invadendo zone storicamente abitate dalle popolazioni curde, con le quali lo Stato Turco ha da decenni un rapporto più che conflittuale”, afferma Franco Fiordellisi della Cgil.

“La convivenza tra la popolazione turca e curda in queste regioni è stata storicamente possibile e potrà esserlo ancora solo se lo Stato Turco accetti di sedersi a un tavolo di trattative con i rappresentanti curdi, con pari dignità, per trovare un accordo sul riconoscimento e indipendenza dei loro territori. La comunità internazionale, l’Europa, l’Italia, hanno ancora un debito di riconoscenza nei confronti delle donne e degli uomini curdi che si sono battuti morendo per fermare il comune nemico Daesh e salvaguardare la sicurezza e serenità dell’Europa e del nostro Paese, di noi tutti”.

“Chiediamo che si avvii una forte e decisa azione diplomatica perché cessi immediatamente la guerra e si fermi l’invasione del territorio siriano abitato, ripetiamo, storicamente dalla popolazione curda; si dia mandato senza esitazioni a una delegazione internazionale che garantisca in loco la fine delle ostilità, il rispetto dei confini, il diritto internazionale; si provveda all’invio di soccorsi per i feriti; si apra una sessione di discussione dedicata, tanto nel Parlamento europeo quanto in quello italiano; si chieda che il caso sia messo con urgenza all’ordine del giorno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.