Speciale Via Crucis – Misciano di Montoro, Vincenzo Sica: “Il mio Gesù responsabile di un testamento di fede”

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E’ una delle sacre rappresentazioni meglio svolte in Irpinia, stiamo parlando della Via Crucis Vivente organizzata dall’omonima associazione culturale di Misciano di Montoro che quest’anno raggiunge la sua 35°edizione.

La Sacra Rappresentazione che si terrà il 20 marzo, domenica delle palme, è nata nell’aprile del 1980 e ogni anno richiama sempre una moltitudine di persone da ogni parte della provincia ed è per questo che per la comunità montorese è un appuntamento fisso.

Tutti i cittadini, ogni anno, si impegnano nel sostenere e promuovere questa iniziativa così importante in cui si rivive in modo molto suggestivo la passione di Cristo.

A rendere tutto così particolarmente verosimile è sicuramente la location costituita dal piccolo borgo Montorese che con le sua morfologia è particolarmente caratteristico; a tutto questo si aggiunge la bravura dei personaggi che vanno in scena: tutti vestiti con abiti d’epoca molto ben curati e lavorati e diretti dal regista Antonio Caliano.

Nel corso degli anni si è cercato di ricostruire tutti gli ambienti che hanno segnato le ultime ore di vita di Gesù, a partire dal Cenacolo, luogo d’istituzione dell’Eucarestia, per passare per il palazzo di Pilato e la dimora di Erode, fino ad arrivare al momento della crocifissione.

“Immedesimarmi nella parte di Gesù è molto difficile – così esordisce Vincenzo Sica, interprete della parte del Cristo – è qualcosa di molto delicato e complesso. Nonostante non sia per me la prima volta dal momento che sono già diversi anni che recito nelle vesti di Gesù, cerco sempre di migliorarmi, di essere più vero possibile. Mi aiutano molto le pellicole dei grandi registi che hanno trattato la passione del Cristo, ricordo il film di Zeffirelli, anche se quello di Gibson è il più fedele alla vera sofferenza patita da nostro Signore”.

Vincenzo è lucido nell’individuare il momento clou dell’intera manifestazione: “Tutti si aspetterebbero che io dica quello che riguarda la flagellazione e la crocifissione ed invece no. La parte, da me più sentita dell’intera  celebrazione e anche la più difficile da rappresentare, è sicuramente quella che riguarda l’ultima Cena di Gesù con gli apostoli nel cenacolo. Mentre le altre parti è la sofferenza e il pianto a tener banco sulla scena, qui, invece, c’è tutta la cristianità. Nel cenacolo è presente il testamento che Cristo lascia al mondo con l’istituzione dell’Eucarestia. Recitare questa parte è davvero molto ma molto complicato” 

Il giovane ventisettenne montorese non nasconde la sua grande emotività: ” Indossare i panni di Gesù è molto emozionante, è un’esperienza che ti lascia molto, ogni anno provo un’emozione diversa. Il messaggio che manda la via crucis è unico e molto solenne tanto da far breccia nel cuore di tutti dai più piccoli ai più grandi, in chi crede e chi invece no. Ogni anno vedere la folla che segue la processione della via crucis commuoversi è qualcosa che mi mette i brividi e mi scuote profondamente”

Il giovane “Gesù” montorese ci racconta anche un episodio alquanto goliardico accaduto un pò di anni fa durante la rappresentazione: “Era la mia seconda interpretazione, la ricordo molto bene, faceva freddissimo ero in balia dell’ipotermia e del sonno a tal punto che dimenticai di recitare alcuni versi sulla croce, quelli principali. Per non fartela lunga ti dico che mi sono “dimenticato” di morire. Fu un mio amico a precipitarsi sotto la croce per ricordarmi le ultime frasi da recitare. Succede anche questo -conclude – non siamo dei professionisti ma semplici partecipanti che ogni anno ci impegniamo sempre di più per mantenere vivo e alto il nome di questa solenne tradizione”.

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