«Facile immaginare l’imbarazzo dell’uomo – spiegano da Agitalia, associazione a cui l’irpino si è rivolto per un’azione legale – non tanto davanti agli addetti dell’ufficio matrimoni quanto con la neo sposa, che per poco non lo picchia ritenendolo bugiardo e quasi bigamo».
Poi, dopo un’accurata ricerca di documenti, si scopre la verità: quella sentenza di divorzio emessa un decennio prima dal Tribunale non è mai stata trascritta nei registri dello stato civile del Comune di Roma e dei Comuni di nascita. «Quello che non è dato invece capire è se tale gravissima omissione è addebitabile agli addetti del Tribunale di Roma od a quelli del Comune capitolino – spiegano ancora i consulenti di Agitalia – Il nostro assistito, che ha dovuto comunque rinviare le nozze a data da destinarsi in attesa di sistemare l’assurdo intoppo burocratico, ha deciso di citare in giudizio tutte le parti coinvolte: il Comune di Roma ed il Ministero della Giustizia con una richiesta risarcitoria di 50mila euro, a titolo di danni patrimoniali (per gli acconti già versati per le nozze) e soprattutto morali per le nozze saltate».