Sono circa 11 milioni le automobili del gruppo Volkswagen interessate dal software ‘civetta’ sulle emissioni.
L’ammissione arriva dal colosso tedesco, nella bufera dopo le rivelazioni dell’ente ambientale ed è accompagnata da un’altra cifra impressionante, 6,5 miliardi, ovvero l’ammontare degli accantonamenti di VW per gestire la vicenda (con un probabile maxi-richiamo a livello mondiale).
Cifra peraltro che – ammettono i tedeschi – potrebbe non bastare a coprire tutte le spese. Il numero uno del colosso di Wolfsburg, Martin Winterkorn, potrebbe lasciare in occasione della riunione del consiglio di amministrazione del gruppo prevista per venerdì, come scrivono i media tedeschi.
Al suo posto andrebbe il capo della Porsche Matthias Mueller.
Alla vigilia della riunione straordinaria del board del gruppo in programma domani, si moltiplicano le richieste ufficiali di chiarimenti al gruppo tedesco.
Anche il Governo italiano chiede spiegazioni. Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha infatti comunicato di aver interpellato sull’accaduto, sia il Kna, Kraftfahrt-Bundesamt, soggetto terzo, il maggiore omologatore delle auto in questione, sia il costruttore.
In pratica il Ministero vuole sapere “… se il medesimo illecito, avvenuto negli Usa dove vigono però regole differenti per la omologazione, risulti essere praticato su omologazioni della stessa autorità tedesca per l’Europa e se i veicoli sono stati commercializzati in Italia”.
Ed anche il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, alza la voce contro il software civetta. Con una lettera indirizzata all’amministratore delegato e direttore generale di Volkswagen Group Italia Massimo Nordio, Galletti chiede informazioni sulle vetture vendute nel mercato italiano.
“Ho appreso con preoccupazione le risultanze delle indagini e – scrive Galletti – le chiedo di volermi fornire elementi oggettivi che nelle autovetture commercializzate in Italia non siano stati installati accorgimenti tecnici analoghi volti ad alterare i dati emissivi da test rispetto alla realtà”.
Il ministro, che ricorda l’incidenza di questi profili sulla qualità dell’aria e sul clima, fa riferimento nella lettera alla decisione assunta dall’azienda di bloccare le vendite delle auto sul mercato Usa e ritirare di quelle già commercializzate, chiedendo al gruppo, “… qualora necessario, di assumere analoghe iniziative già intraprese per il mercato americano anche a tutela dei consumatori italiani che hanno fatto affidamento sul marchio Volkswagen”.