Alfredo Picariello – Lapio, splendido paese irpino famoso in particolare per il suo vino, il Fiano su tutti, per due giorni al centro della Campania. La piramide che, per fortuna, si rovescia. Facendo sì che le aree interne diventino protagoniste. Lapio gioca bene la sua chance, con una due giorni incentrata sul “Premio Filangieri per la diffusione culturale, come strumento di rilancio dei territori”.
La manifestazione si tiene proprio all’interno del Palazzo Filangieri, un palazzo baronale che si trova nel punto più alto del centro storico. Un palazzo molto bello che il Comune di Lapio, come sottolinea il sindaco Maria Teresa Lepore, sta cercando di rilanciare. Ospiti di spessore, con argomenti di gran livello. Ad organizzare il tutto il Laboratorio Teatrale Lapiano, associazione culturale del posto, insieme all’amministrazione provinciale di Avellino ed al Comune, con il patrocinio dell’Ordine dei giornalisti della Campania e del consiglio regionale. Media partner il periodico “Terre di Frontiera”.
“Fare e diffondere cultura, questo è il nostro scopo”, dice Daniela Carbone, presidente di “Laboratorio Teatrale”, nata nel 2009. “A Lapio il teatro ha una tradizione centenaria. Il premo rappresenta il riscatto del nostro territorio”. Carmine Pasquale, anch’egli dell’associazione, aggiunge: “Lo spopolamento irpino va visto anche sotto il punto di vista della legalità. Se la gente va via dall’Irpinia, qualcun altro vi arriverà. Dobbiamo stare molto attenti. Noi diciamo alle istituzioni presenti che chi lotta ogni giorno non è mai solo”.
Le istituzioni presenti, premiate dall’associazione, sono il Procuratore Aggiunto della Procura di Avellino e Leonardo Palmisano, sociologo e scrittore barese. “L’iniziativa di questa sera è straordinaria, basta vedere la partecipazione. Ci sono colleghi anche dalla Costiera Amalfitana e dalla Penisola Sorrentina”, afferma Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei giornalisti. Al centro della discussione c’è il tema “L’illegalità irpina, la solitudine delle istituzioni e il favoreggiamento della non informazione”.
“I giornalisti devono raccontare tutto, le cose positive e quelle negative, il bianco e il nero ma devono raccontare molto anche la zona grigia. Quello è un terreno sul quale si può essere moto utili, ricordando sempre, però, che siamo giornalisti e che non siamo magistrati”. Lucarelli ricorda, poi, quello che dice spesso Paolo Siani, fratello di Alessandro, il giornalista de “Il Mattino” ucciso dalla camorra. “In 34 anni è cambiato molto, c’è una rete di solidarietà che lascia meno solo chi combatte l’illegalità. Anche la mentalità di noi giornalisti è cambiata e, purtroppo, ci sono molti colleghi sotto minaccia. Ma la soliderietà deve essere un sentimento diffuso e deve durare 365 giorni l’anno”.
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