Il post diffuso da Alto Calore Servizi S.p.A. in data 30 ottobre 2025 annuncia la “chiusura del guasto” alla centrale di sollevamento di Cassano Irpino, causato dal fermo dell’elettropompa n. 8. Ma dietro l’autocompiacimento del comunicato si nasconde una verità che non può essere taciuta: siamo ancora in piena emergenza strutturale.
Secondo ACS, non potendo riparare in tempi rapidi la pompa guasta (di competenza di
Acquedotto Campano Scarl), sarebbe stato completato e attivato un nuovo sollevamento idrico dal serbatoio basso di Cassano al serbatoio di Serrapullo (Montella), opera “già finanziata dalla Regione Campania” e accelerata solo a seguito del guasto. Tradotto: il sistema si regge su un bypass di emergenza, non su una infrastruttura stabilmente collaudata.
Le domande che nessuno ha ancora il coraggio di porre
1. Chi è oggi il proprietario e il responsabile operativo della centrale di Cassano Irpino? Nel 2022 la Regione Campania annunciava la presa in carico dell’impianto e delle sorgenti strategiche; nel 2025 ACS interviene in autonomia. È ora di chiarire se l’impianto sia regionale, di ACS o in gestione mista, perché da questa risposta dipende la catena delle responsabilità.
2. Il “nuovo sollevamento” rientra nel famoso revamping da 11 milioni di euro presentato a marzo 2025 dalla Regione Campania e dall’EIC? Se sì, com’è possibile che l’opera sia stata
“completata” solo dopo un guasto? Se no, con quali fondi è stata realizzata questa derivazione e chi ha firmato il collaudo tecnico?
3. La pompa guasta è stata sostituita o resta fuori servizio? Non basta ripristinare la portata, serve garantire ridondanza e sicurezza per evitare nuovi blocchi nei prossimi mesi.
4. Perché Regione Campania ed EIC tacciono? Entrambi hanno presenziato solo pochi mesi fa a Cassano per celebrare l’ammodernamento della rete e oggi si nascondono dietro un comunicato aziendale. È una questione di trasparenza istituzionale, non di pubbliche relazioni.
Le immagini pubblicate da ACS mostrano lavori effettivi: pompe, sensori, nuove flange,
centraline e un gruppo elettrogeno di emergenza. Segno che i tecnici sul campo lavorano
seriamente. Ma se un’infrastruttura “in fase di ammodernamento” si blocca per una pompa e costringe a soluzioni d’urgenza, vuol dire che la manutenzione è insufficiente e che la
programmazione regionale non ha funzionato.
Il Comitato “Uniamoci per l’Acqua” chiede
1. La pubblicazione immediata dello stato di avanzamento dei lavori di revamping della centrale di Cassano Irpino e delle adduttrici collegate.
2. Il verbale di collaudo tecnico del nuovo impianto Cassano–Serrapullo.
3. La chiarificazione formale delle competenze e proprietà tra Regione Campania, EIC,
Acquedotto Campano Scarl e Alto Calore Servizi.
4. L’istituzione di un tavolo tecnico pubblico permanente, con la presenza dei sindaci e dei
comitati civici, per il monitoraggio della rete e delle sorgenti irpine.
A ogni guasto si annuncia una “grande opera”. A ogni emergenza si parla di “potenziamento
definitivo”. Ma l’unica certezza è che l’Irpinia continua a restare senz’acqua. Non servono più foto, servono risposte, documenti e responsabilità. L’acqua non manca. Manca la verità.

