Avellino – ‘La storia marcia spinta dagli estremismi ma il vero motore è il moderatismo’. Una base da cui partire per risanare una democrazia che vive il suo momento di sofferenza a causa di una politica mediatica dilagante. E torna alla ribalta il pensiero sturziano, rievocato ieri nelle parole di Ortensio Zecchino, Francesco Pionati e Concita De Vitto, uniti per dar voce alle tradizioni democratico cristiane oggi assorbite dalla politica dell’Udc. Insieme contro l’appannaggio della matrice moderata e popolare persa tra gli eccessi di culture fondamentalmente divergenti e unite “forse a causa di contingenze scaturite dalla forza maggiore”. A catalizzare l’attenzione dei presenti l’intervento del senatore arianese: un excursus storico, politico ed etico maturato da esperienze, a volte fruttuose e altre meno, ma sempre orientate verso principi di mediazione. “Udc: un nucleo forte in grado di conciliare i vecchi democristiani ed i giovani moderati, orfani di un punto di riferimento certo”. E’ proprio l’ex Ministro all’Università a chiarire i perché di una scelta di centro. “Cinque anni fa abbiamo avviato un’impresa, quella di Democrazia Europea, sfortunata ma non da condannare. Un tentativo per evitare la deriva a tutti coloro che si riconoscono nella stessa dottrina del popolarismo”. Una posizione coerente rispetto ad innovazioni che in molti sottovalutano ma che spesso costituiscono l’emblema di scelte apparentemente convergenti rispetto ai tanto decantati ‘principi portanti’. “La novità che rischia di passare inosservata è che per la prima volta quelli che si definiscono, e forse a torto, eredi della cultura democristiana sono totalmente assorbiti dalla matrice di sinistra. Prima, invece, ognuno riusciva a conservare una autonomia definita”. Un’immancabile stoccata agli ex colleghi, a chi ha condiviso per anni l’esperienza della Dc tradotta poi in Partito Popolare prima di passare alla scissione maturata contestualmente alla nascita della Margherita. Eppure quella stessa Democrazia Cristiana che sempre torna alla ribalta ha saputo dare al Paese una svolta, nonostante accuse che a distanza di 50 anni sembrano essere intramontabili come la stessa Dc: “Abbiamo fatto politica clientelare. In termini pratici questo vuol dire dare speranze ad una realtà povera, creare consensi per tentare di dare risposte concrete. Un rimpasto che in quel tempo dava frutti ad eletti ed elettori. Oggi, invece, quel tipo di politica, che allora andava pur bene, ha raggiunto picchi estremi”. Per questo si avverte l’esigenza di ritrovare una “…ragione politica molto alta: riproporre il popolarismo come la Dc non era riuscita a fare a causa di un contesto storico in cui a prendere il sopravvento è stata la cultura comunista. Storicamente la Dc ha fatto ciò che poteva”. Riferimenti contenziosi anche alla politica regionale, mossa dai fili di un presidente forte eppure confutabile. “Se Bassolino ci offrisse efficienza di servizi ci sarebbe almeno una ragione per giustificare i consensi. La Campania è a terra. Mai abbiamo toccato livelli così bassi. Eppure la candidata di Bassolino alle Politiche vincerà perché non esiste alternativa”. Ma non manca neanche l’autocritica: “Li abbiamo messi in condizione di vincere senza combattere”. Ma esiste anche una reazione. E secondo Zecchino può scaturire proprio dallo scudo crociato: “Abbiamo bisogno di dare a tanti che ancora aspettano una nuova speranza”. (di Manuela Di Pietro)
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