AVELLINO- “Abbiamo aggiunto un tassello nuovo alla comprensione e anche al possibile sviluppo di nuove terapie contro il carcinoma mammario triplo negativo”. È quello che ci spiega Luigi Alfano, ricercatore del Crom di Mercogliano e coordinatore del Gruppo di Ricerca dell’istituto Nazionale dei Tumori che insieme alla collega ricercatrice Carmelina Iannuzzi del Crom di Mercogliano ha partecipato allo studio coordinato da Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Senologia e Toraco Polmonare del Pascale e da Antonio Giordano, alla guida dello Sbarro Institute.
Cosa è stato scoperto dottore Alfano?
“Si tratta di una una proteina che è over- espressa in questi tipi di tumore, che sono questi carcinomi triplo negativo della mammella, quelli più aggressivi e difficilmente curabili e non esprimono tutti i recettori che attualmente sono soggetti di bersaglio terapeutico. Abbiamo notato come nel carcinoma della mammella l’inibizione di questa proteina, attraverso sia dei metodi biologici, quindi metodi di biologia molecolare, che attraverso l’utilizzo di un inibitore chimico che si trova commercialmente e che attualmente dovrebbe andare in sperimentazione clinica ha degli ottimi effetti nel risvegliare i meccanismi di immunità delle cellule. Quindi è possibile anche un suo utilizzo. L’inibizione di questa proteina, utilizzando i famosi checkpoint immunitari che sono questi questi farmaci che bersagliano le cellule, senza intaccare quelle sane.
Questa proteina come si chiama e quali saranno le tempistiche legate alla scoperta?
La proteina si chiama Nono ed è un acronimo. L’ utilizzo di questi inibitori di questa proteina, quindi che la bloccano, in questi modelli cellulari di carcinoma triplo negativo hanno mostrato un potenziale citotossico, cioè praticamente l’utilizzo di questi inibitori uccide queste cellule. I tempi ovviamente non sono brevi, perché adesso il secondo passo è seguire la trafila che ovviamente deve essere fatta per le sperimentazioni. Quindi c’è la fase preclinica che riguarda l’utilizzo di questi inibitori sui modelli animali. Si rende necessaria per valutare la tossicità del farmaco e dopodiché si fanno i passaggi in clinica. Quindi, relativamente alla tempistica sicuramente non è breve. Questo aggiunge un tassello nuovo alla comprensione e anche al possibile sviluppo di nuove terapie”.
CHI È
Luigi Alfano, avellinese, Laurea in Biotecnologie mediche alla Federico II
Dottorato di Ricerca in Oncologia ed Endocrinologia Molecolare alla Federico II
Post dottorato presso lo Sbarro Institute presso Temple University di Philadelphia
Coordinatore gruppo di ricerca Istituto Nazionale tumori Fondazione Pascale
