The Flintstones, cinquantanni di storia… e un pizzico d’Irpinia

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Il 30 settembre del 1960 andava in onda, sulla ABC, il primo episodio di un qualcosa mai visto. Orario trasmissione: prime time; durata: mezz’ora; genere: sit-com; forma: cartone animato low cost. In due parole: The Flintstones (Gli antenati).
Ogni puntata conteneva solo una storia e il sapiente estro di William Hanna (famiglia girovaga di stirpe irlandese) e Joseph Barbera (madre libanese e padre di Avellino, italoamericano doc) finì per partorire un mondo di incredulità talmente credibile da divenire epica. Gli anni Sessanta, apogeo dell’era capitalista, esplodevano nel più surreale dei tempi possibili: la preistoria. Rendendo eterna la saga dell’americano medio, con la moglie che impartisce ordini, la suocera malefica, il capo dispotico, l’amico debole di mente, l’alimentazione esagerata, eccetera, eccetera. Homer Simpson sarebbe venuto decenni dopo e avrebbe iniziato scimmiottando Fred Flinstone. La questione, però, più che antropologica è economica.
E non solo perché The Flintstones è un brand universale che frutta royalties a diversi zeri (stimate, per difetto, in circa 100 milioni di dollari annui, all’epoca dell’acquisto dei diritti di sfruttamento da parte di Ted Turner nel 1991), che ispira film (quello del ’94 ha incassato 360 milioni di dollari al botteghino e altri 70 milioni solo negli USA col noleggio), videogiochi, costumi di carnevale, integratori vitaminici e quant’altro.
Il fatto è che la rappresentazione iconica degli Stati Uniti, interpretata dal goffo Flintstone, rimanda alle principali osservazioni fatte da Tocqueville (XIX sec.) sulle virtù che formano il tessuto della società americana: l’esatto punto di equilibrio tra libertà e uguaglianza, individualità e comunità. Su tutto, il perseguimento del benessere. Fred è un buono a cui non manca nulla e, a parte le piccole disavventure quotidiane, la sua fiducia nel futuro è pressoché illimitata.
Oggi, Fred, al pari di un manufatto preistorico, è a rischio estinzione. Con l’americano medio che è quasi scomparso (oppure si è solo impoverito). Paradossalmente, infatti, con la sparizione di tutti i Fred d’America finirebbe per realizzarsi il vero mondo dei Flintstones, ossia il ritorno alla preistoria del capitalismo. Con i vari simboli del benessere, ma in versione selvatico-naturale: si pensi al cinghiale-tritarifiuti, l’uccellino-macchina fotografica, la tartaruga-ferro da stiro e tutti gli altri prodotti dell’industria primordiale che animano le gesta dei personaggi della serie. Senza dimenticare ovviamente l’automobile a trazione umana o le orecchie di coniglio come antenna TV (funzioneranno anche col digitale terrestre?). E non se la prendano quelli della protezione animali, che in ballo c’è la sopravvivenza umana.

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