AVELLINO – Non sarebbe bastato ai due presunti autori del raid a colpi di pistola lungo Viale Italia indossare il casco integrale per sfuggire ai gravi indizi raccolti nei loro confronti da parte della Squadra Mobile di Avellino. Quelli messi insieme dagli agenti agli ordini del vicequestore Ennio Ingenito con un lavoro certosino, prevalentemente concentrato sulle telecamere della videosorveglianza cittadina. A partire dalla ricostruzione di ogni frame utile per identificare il diciannovenne di Altavilla Irpina Angelo Marrone e il ventiduenne Vittorio Casanova, entrambi difesi dal penalista Gaetano Aufiero, per gli inquirenti i presunti autori del raid scattato nella notte del venti agosto nella citta capoluogo. Cosi’ per superare il fatto che entrambi viaggiassero con il volto coperto da un casco integrale il lavoro degli agenti della Squadra Mobile di Avellino, a partire dalla Sezione antidroga guidata dal sostituto commissario Roberto De Fazio, e’ stato concentrato proprio sul setaccio di diverse ore di filmati dei circuiti di sorveglianza, decine di telecamere vagliate fino a giungere ai gravi indizi che hanno portato ai due decreti di fermo eseguiti ieri. Dettagli che sono diventati indizi e ora saranno al vaglio del Gip, di fronte al quale tra domani e lunedì sarà fissata l’udienza di convalida del fermo disposto dalla Procura della Repubblica di Avellino.
CHI SONO I DUE FERMATI
I due fermati, nonostante la giovanissima età sono noti alle forze dell’ordine anche per reati gravi. A partire da Vittorio Casanova, che ad appena ventidue anni, ha già precedenti per il ferimento a colpi di pistola di due persone avvenuto nel corso dei festeggiamenti per la vittoria degli Europei dell’Italia. Oltre ad un recente divieto di avvicinamento per una maxi rissa scoppiata durante una festa di compleanno. Angelo Marrone, diciannove anni, e’ figlio del ras della droga Americo Marrone, di recente tratto proprio in arresto dalla Mobile e dalla Dda di Napoli per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio. Indagine in cui e’ coinvolto anche il diciannovenne (all’epoca dei fatti minorenne).
IL RAID E L’INSEGUIMENTO
La ricostruzione della Mobile ha consentito di ipotizzare che la Polo sulla quale viaggiavano i tre ragazzi finiti nel mirino del raid si fosse incrociato più volte con la moto sulla quale viaggiavano Casanova e Marrone, fino a quando era scattata la fase che ha portato all’inseguimento e ai quattro o cinque colpi di pistola esplosi contro la vettura dallo scooter in corsa. E dalle immagini e’ altamente probabile che la scena delle esplosioni con l’inseguimento che sarebbe partito da Via Fratelli Bisogno fino alla rotonda della Nazionale di Torrette, sia emersa tutta la fase che ha caratterizzato la serata di violenza e colpi di pistola nella citta’ capoluogo.
GLI INDIZI
A quanto pare proprio grazie ai video delle fasi del raid e delle ore precedenti, messi a confronto anche con quelli dei giorni precedenti, gli uomini della Mobile sarebbero giunti ad identificare per la targa dello scooter, più volte letta durante la giornata del diciannove agosto ed in uso a Vittorio Casanova. Da alcuni particolari invece, a partire da un tatuaggio, il diciannovenne Angelo Marrone. Oltre al dettaglio del tatuaggio anche quello di abiti e scarpe utilizzati al momento del raid e il giorno prima. Ma non sono stati solo i dati tecnici a portare la Polizia sulle tracce dei due giovanissimi. Ci sono anche le cosiddette “fonti aperte”, ovvero testimoni ascoltati a sommarie informazioni. Ora sara’ il Gip a decidere se gli indizi raccolti e il rischio di fuga per cui e’ intervenuto il fermo siano concreti e concordanti. Questo si capira’ già nelle prossime ore con l’udienza di convalida.
