Dove c’è Milano c’è resa, ma le briciole che la superarmata repesiana lascia alle sfidanti non sono poi così indigeste per lo stomaco della Sidigas Avellino che torna in patria, dopo la due giorni milanese, conscia di un bilancio positivo e tra gli applausi degli oltre duecento tifosi presenti ad Assago.
L’Olimpia mette in bacheca la sua prima Supercoppa, dopo la Coppa Italia e lo scudetto numero 27 della scorsa stagione, calando così un Triplete – seppur spalmato nell’arco delle due stagioni – tutto tricolore, incipit trionfale di un’annata che la conferma protagonista nei fatti. Avellino, dal suo canto, si consola con il secondo posto frutto della personalissima vendetta servita contro Reggio Emilia, battuta sulla sirena da un Ragland tirato già a lucido, e con l’orgoglio di aver tenuto testa ai più forti per poco più di due quarti.
Per questo la sconfitta netta contro i padroni di casa non scalfisce affatto quella convinzione di essere, per talento e fisicità, una della big della Serie A. Il mercato ha cambiato tanto la veste del roster di Sacripanti, così tanto che alcune pedine rappresentano ancora delle incognite. Se le prestazioni di Randolph e Obasohan lasciano ben sperare in vista dell’imminente debutto in campionato, il pacchetto lunghi è stato sicuramente deficitario, con la scusante dei contrattempi estivi di Cusin e Fesenko. Il primo ha saltato la parte di precampionato svoltasi in Germania, mentre l’ucraino ha raggiunto i suoi nuovi compagni praticamente alla vigilia della trasferta di Supercoppa (tormentato da problemi fisici).
Paradossalmente le certezze per il coach canturino arrivano dai due rookie scuola Alabama e non dal veterano pivot azzurro. L’apporto di Cusin è stato in netta discesa già dalla semifinale contro Reggio Emilia, il battesimo di Fesenko invece, nella gara decisiva, è da rivedere non solo dal punto di vista tecnico-tattico.
I due sapranno sicuramente rifarsi, questa settimana Sacripanti lavorerà con tutti gli effettivi senza la fretta di doverli inserire a tutti i costi. Di più non si poteva certo chiedere alla Beneamata che ancora una volta ha dimostrato tutto il suo orgoglio e la grinta che l’hanno contraddistinta nella passata stagione, conclusa ad un passo dalle Finals Scudetto. Torino – e Vitucci – è avvisata.
di Renato Spiniello.