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Sidigas Avellino, dai fischi all’osannazione, la metamorfosi della Scandone verso Caserta

Sembra lontano anni miglia quel 23 dicembre 2015, la Sidigas Avellino si trovava tra le mura amiche per affrontare il derby campano contro la Juve Caserta. “I derby non si giocano, si vincono”, “Caserta va sconfitta, ci teniamo molto a questa partita”: erano questi i pensieri che attorniavano la mente dei tifosi irpini alla vigilia del grande incontro.

Sappiamo bene com’è andata; la Scandone, dopo aver dominato i primi due quarti conclusi con il punteggio 44-23, ha subito un’involuzione nella seconda parte della gara. I bianconeri espugnano il Del Mauro tra l’incredulità generale; fischi e polemiche si abbattono sul team avellinese, la squadra è alle corde, tutti sulla graticola, il gioco stenta a decollare, i giocatori sono tutti brocchi, per coach Sacripanti la prossima trasferta a Capo d’Orlando sarebbe stata l’ultima spiaggia prima del licenziamento, reo di non aver rispettato le aspettative e di non essere stato all’altezza del compito assegnatogli. Molti credevano che la partita in Sicilia sarebbe stata la Waterloo dell’ex coach canturino. La Scandone, con la figuraccia rimediata contro i suoi “cugini”, inguaia il suo Natale e si ferma a 10 punti in classifica.

Sono passati quasi 4 mesi da quel nefasto giorno ed ora ci ritroviamo ad analizzare un momento radicalmente diverso. Sembra paradossale, ma il derby perso è stato un vero e proprio toccasana per tutto l’ambiente biancoverde. Si dice che dalle macerie nascono le più grandi vittorie. Per la Scandone è stato proprio così. Avellino, dal decimo posto in classifica di dicembre, è balzato sul podio della graduatoria, il terzo posto, il gradino più basso del podio.

Un bilancio di 13 vittorie e 1 sconfitta, ma le più grandi novità vanno segnalata sulla crescita progressiva della squadra, i miglioramenti in tutti i campi, da quello atletico a quello tecnico-tattico; della Sidigas sfilacciata, disordinata e inguardabile solo un brutto ricordo.

Certo c’è da dire molto sugli innesti in corso d’opera proveniente dal mercato: aver inserito giocatori come Marques Green e Joe Ragland è stato qualcosa di prezioso di cui ha beneficiato tutto il roster; carisma, professionalità e tanta qualità a servizio della società del patron De Cesare.

In questi 4 mesi come non ricordare l’impresa sfiorata in quel di Milano durante la kermesse della Final Eight, solo Milano è riuscita ad avere la meglio sui lupi ma il campionato è ancora lungo e questa squadra saprà prendersi le sue giuste rivincite.

“olè olè, olè, olè Pino, Pino” è lui l’artefice di questa grande metamorfosi della Sidigas, Stefano Sacripanti. Se Avellino ora è una signora squadra e gioca un basket a tratti davvero spettacolare, gran parte del merito va proprio a lui; lui che ha creduto fino in fondo in questi uomini, lui che ha sempre difeso le sue scelte, lui che ha messo in campo esperienza e tanta professionalità, lui che con il suo ardore e coraggio non si è mai sentito inferiore a nessuno e ha dato ai suoi uomini quella consapevolezza e maturità che sono state linee guida in tutto questo periodo.

Ora mancano tre partite per chiudere nel migliore dei modi il campionato, il terzo posto per ora è biancoverde, va difeso con le unghie e con i denti e Caserta sarà un crocevia importante.

L’importanza della sfida di domani è sentita anche tra i padroni di casa che si giocano il tutto per tutto per quanto riguarda il discorso salvezza. La squadra di Dell’Agnello è ferma a quota 20 punti e l’ultimo posto ricoperto da Torino dista solo due lunghezze e gli impegni interni di Cantù e della stessa Torino, non avvantaggiano i bianconeri che sono obbligati a vincere per non sprofondare ancora di più e mettere a serio rischio la permanenza in serie A.

Ma comunque vada il derby, i lupacchiotti si giocheranno i play off da protagonisti, da squadra temuta e rispettata da tutti e tutto questo fino a qualche mese fa era davvero impensabile!

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