Serie B – Nomi e disfatte: i ‘ricorsi storici’ della 1912

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Siamo al capolinea, alla fine di un’altra sofferenza in cadetteria. Fa male pensarlo, fa male dirlo, ma per riuscire nell’impresa di regalare ad una piazza una salvezza che rappresenta un obiettivo minimo, ci vorrà un rendimento super: 6 vittorie nelle ultime 11 partite. Ma per un gruppo capace di ottenere soltanto 5 successi fino a questo momento di certo non è impresa facile. I nodi vengono al pettine, mancano due mesi alla fine del torneo, ma il destino dell’Avellino targato Pugliese sembra inesorabilmente segnato. Salvo una clamorosa ‘grazia’, il ritorno in terza serie è ormai ad un passo. I lupi si ritrovano, pur mancando ancora la conferma matematica, con tutti e due i piedi in C. Anche a Frosinone sono stati gettati i tre punti, una sconfitta che come le tante dell’ultimo periodo ha un peso specifico maggiore, visto che il torneo sta per giungere al termine. Nonostante manchino un bel po’ di gare, quello che si prospetta è solo una lenta e dolorosa agonia. E come ogni anno di questi tempi, l’Avellino si trova a fare i conti con il non gioco di quell’elemento che dovrebbe essere da traino verso la conquista della salvezza. È successo, in quattro delle ultime cinque apparizioni tra i cadetti (escluso l’anno di Zeman,dove un manipolo di giovani tentò l’impresa.). Criniti, Albino, Anastasi e De Zerbi. Giocatori considerati i paladini della patria in termini di salvezza e divenuti in stagioni diverse, nel periodo più importante del torneo, un peso, un problema. È un dato di fatto che il rendimento calante del fantasista bresciano è degno di quello degli illustri predecessori. Forse le motivazioni saranno le stesse, o forse no. Fatto sta che le aspirazioni non hanno assolutamente trovato riscontro e i lupi sono in crisi anche per le prove deludenti di quell’elemento considerato l’uomo giusto per il salto di categoria. Il secondo goal dei ciociari è arrivato grazie ad un macroscopico errore dell’ex calciatore del Napoli, di un talento che di fatto ha deluso le aspettative. Il campione, che avrebbe dovuto portare in alto i biancoverdi e riuscire nell’impresa di evitare una quinta retrocessione dal 95 ad oggi, è diventato ben presto, uno dei protagonisti della disfatta. Insomma, ‘Garfield’ ha seguito nel lato peggiore chi è passato prima di lui al Partenio e si è rivelato poco utile alla causa irpina.

Lo scorso anno era stato Anastasi, venuto meno in un momento delicato, in una fase in cui la squadra avrebbe avuto bisogno delle sue giocate, a fare i capricci. 11 anni prima era successo con Criniti, con l’Avellino ancora guidata da Sibilia. Il calciatore di Pinerolo è stato il primo della serie, colui che ha aperto la saga dei ‘fuoriclasse’… fuori gioco! La storia si ripete, l’Avellino precipita nuovamente giù. Gli unici ad essere vincitori nell’ennesima delusione calcistica sono i tifosi. Ma anche per loro questa è una magra ed effimera consolazione se si pensa alle tante ‘bastonate’ prese in giro per l’Italia e a mortificazioni come quelle del ‘‘Matusa’ o di Cittadella, contro squadre che con tutto il rispetto hanno una storia calcistica diversa da quella della 1912.
Avellino c’è… ma solo nei colori. La squadra e la società sicuramente meno! (di Sabino Giannattasio)

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